33. Così poco?

Uno dei motivi per cui adoro Doctor Who è, arrivo di Chibnall a parte, il modo in cui certi dialoghi o monologhi possono toccarti l’anima e darti una sorta di punto di riferimento, di stato di consapevolezza a cui si potrebbe voler arrivare.

Per quanto Steven Moffat possa non essere stato apprezzato da molti (ma io non rientro in quei molti), ci sono tantissimi momenti della sua gestione che rientrano in questa categoria e che non possono non emozionarmi ogni volta che li rivedo o, semplicemente, li vedo citati.

Penso all’ultima notte del Dottore e di River su Darillium.

– Non esiste “vissero felici e contenti”… è una bugia che ci raccontiamo perché la verità è così difficile da accettare
– No, Dottore, sbagli. “Vissero felici e contenti” non significa per sempre. Significa tempo. Solo un po’ di tempo

O ancora il monologo della rigenerazione di 11 in 12, quando parla del cambiamento e di ciò che siamo stati e diventeremo.

 Tutti cambiamo, se ci pensi. Siamo tutti persone diverse, nel vivere le nostre vite, e va bene, è giusto così, è una cosa buona, devi continuare ad andare avanti, basta che continui a ricordare tutte le persone che sei stato. Non scorderò una riga di tutto questo, non un giorno, lo giuro. Ricorderò sempre quando il Dottore ero io.

E potrei andare avanti ancora a lungo, includendo il monologo contro la guerra del dodicesimo Dottore, ma oggi voglio soffermarmi su un altro momento, su uno scambio così veloce che quasi potrebbe andare perso.

Clara ha tradito la fiducia del Dottore, non importa in questo momento come e perché, ma in questa scena ha bisogno di aiuto. Un bisogno disperato. E il Dottore glielo dà, senza esitazioni.

Segue questo scambio.

– Hai intenzione di aiutarmi?
– Be, perché non dovrei?
– Per quello che ho appena fatto, io…
– Mi hai tradito! Hai tradito la mia fiducia, hai tradito la nostra amicizia. Hai tradito tutto… mi hai voltato le spalle!
– Allora perché mi stai aiutando?
– Perché? Pensi davvero che mi importi così poco di te che il tuo tradirmi possa fare la differenza?

“Pensi davvero mi importi così poco di te”.

La potenza di questo concetto, la forza dell’amore fraterno, del legame tra il Dottore e Clara è racchiusa in questa frase: il Dottore ama Clara a prescindere dalle sue azioni, per quello che è stata e che è e questo non gli impedirà di soffrire per ciò che Clara ha fatto, ma neanche di aiutarla in ogni modo possibile, perché il sentimento che prova va oltre le ferite che sente.

Io non so davvero se sia possibile raggiungere una capacità così elevata di distinzione tra sentimento e azioni, tra ferite e legame, non lo so davvero. Così come non so se sia un qualcosa di sempre auspicabile, perché potenzialmente potrebbe cadere nel rischio di un’abnegazione estrema e autodistruttiva.

Però.

Però c’è qualcosa di profondo in quelle parole, che ogni volta che mi capita di incrociare mi resta attaccato addosso, perché in fondo l’amore dovrebbe essere questo: esserci per ciò che siamo e per ciò che sono le persone accanto a noi, non uno scambio di azioni, ma un riconoscere l’affinità di cuori e anime. Il che non significa neanche dover accettare tutto, ma separare le azioni dalle persone, i gesti positivi o negativi dai sentimenti, il fare propri (in un vecchio libro di Heinlein si usava il termine “grokkare”, che secondo me dovrebbe entrare nel vocabolario moderno prima di ieri) le essenze delle persone e far sì che loro facciano proprie le nostre.

Perché se pensiamo di essere amati per ciò che siamo, forse smetteremo di pensare di non essere abbastanza. Di non fare abbastanza. Di dover dimostrare quello che valiamo.

E se ameremo gli altri per ciò che sono e non per ciò che fanno permetteremo loro di essere la versione migliore di loro stessi.

È davvero possibile amare ed essere amati così? O ci riesce il Dottore solo perché ha due cuori? Non lo so. Non lo so davvero. Ma provarci almeno un po’ potrebbe non guastare, in tutta la sua difficoltà.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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