23. Dello scalare monti più o meno improbabili

a person sitting on wooden planks across the lake scenery
Photo by S Migaj on Pexels.com

Da un po’ di tempo sto leggendo “L’illusione di Dio”, di Richard Dawkins, che recensirò una volta terminato. Il saggio è volto a spiegare le basi su cui si fonda l’ateismo dell’autore e, capitolo dopo capitolo, a confutare le risposte di chi invece è credente.

Un capitolo centrale è dedicato alle risposte ai creazionisti, ovvero coloro che sono tutt’ora convinti che la teoria dell’evoluzione sia una bufala e che il mondo e, anzi, l’universo siano stati concepiti da una mente intelligente e onnisciente. Qui sto semplificando molto, perché in realtà c’è una branca più nutrita che si appoggia sul concetto di progetto intelligente, ma per quanto riguarda lo scopo di questo post è sufficiente così.

L’obiezione dei creazionisti o dei sostenitori del progetto intelligente è che ci sono realtà, animali e organi così complessi che è inconcepibile si siano sviluppati per caso, come ritengono dica la teoria evoluzionistica, quindi deve esserci una mente intelligente dietro (e la problematica di quel quindi è sostanzialmente la ragione per cui quel libro esiste).

Dawkins risponde a questa critica col concetto del Monte Improbabile.

Immaginate di arrivare davanti a un monte altissimo e avere davanti a voi una parete ripida e scoscesa. In cima a quel monte c’è simbolicamente l’animale o l’organo che stiamo esaminando. Voi siete lì davanti e vi chiedete come sia possibile arrivare così in alto, scalare quella montagna ripida. L’unico modo dev’essere che qualcuno arrivi con un elicottero e vi porti lassù in alto. Non ci sono appigli, non c’è modo perché qualcuno possa arrampicarsi.

Perlomeno non da questo lato.

Perché girando intorno al Monte si scopre invece che l’altro lato è un lunghissimo e dolce pendio che si estende in lontananza per chilometri e fa sì che chiunque lo percorra possa farlo senza capacità da alpinista o free climber. Lungo, sì, ci vorrà un sacco di tempo, assolutamente, ma porta in cima senza bisogno di alcun intervento esterno. L’elicottero può restare alla base.

Ecco, questa è l’evoluzione. Una somma di piccoli passi che da soli non conducono da nessuna parte e sembrano non avere nulla a che vedere con la destinazione, ma che stratificati finiranno per condurre in cima al Monte.

Questa simbologia mi ha colpito molto, non solo per quanto sia ottima per descrivere il concetto oggetto dell’argomento, ma per quanto sia in realtà estendibile a quasi ogni campo della vita quotidiana.

Mi ha ricordato molto un discorso fatto da Gaiman durante il suo speech diventato famoso come Make Good Art, che rimetterò in fondo a questo post; durante quel discorso, Neil a un certo punto parla del perseguire i propri obiettivi e racconta di come lui abbia imparato a farlo ponendosi sempre una domanda precisa: “questo passo mi avvicina anche di poco al mio obiettivo?”.

Occhio. Non è “questa è la volta buona”, non è “farò un balzo in avanti per la realizzazione del mio sogno”, ma “mi avvicina anche solo di poco?”.

Non sempre è facile rispondere, non sempre si può essere sicuri né oggettivi, ma è una domanda che definisce bene un paradigma su come raggiungere risultati in molti casi: siano essi creare arte, superare un periodo di lontananza da chi si ama, attraversare momenti di difficoltà, costruire una casa. Quasi ogni attività si può scomporre in tante piccole parti che ci avvicinano più o meno all’obiettivo e che sono alla nostra portata: un post in più su un blog, mille parole di un romanzo, un giorno in più da far passare.

Se ci fermiamo a guardare quel Monte, quelle pendici scoscese, potremmo farci prendere dallo sconforto, ma girando intorno possiamo incamminarci su quel pendio morbido sebbene lunghissimo.

Nessuno ci garantisce che arriveremo a termine, questo è ovvio: potremmo stancarci prima, potrebbe succedere qualcosa che ci fa decidere che non vogliamo più arrivare lì, potrebbero anche esserci interruzioni sulla strada, così come in rarissimi casi potrebbe anche arrivare qualcuno a darci un passaggio. Ma di sicuro quella è la strada da percorrere se vogliamo quanto meno provarci.

E se ci sarà andata bene finiremo sulla cima di quel Monte Improbabile e magari qualcuno, da valle, (o addirittura noi stessi riposandoci) si chiederà come siamo riusciti ad arrivare così in alto.

La risposta è quella che uso spesso quando parlo con amici che devono affrontare una prova: un passo alla volta. Ci saremo arrivati un passo alla volta.

Come l’evoluzione.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Consenso ai cookie GDPR con Real Cookie Banner