15. L’inganno svelato

Stamattina, giusto per sfruttare la bella giornata e sfuggire brevemente dal caldo, ho deciso di fare una mini escursione al Piano dei Resinelli e, in particolare, alla terrazza che è stata costruita pochi anni fa a strapiombo sul Lago di Lecco: una posizione con una vista veramente incredibile.

Ma in questo momento non voglio dare indicazioni turistiche, mi serviva il contesto per spiegare lo sfogo che va a seguire e che pone radici anche in (poche, lo ammetto) esperienze passate di escursioni in montagna.

Il concetto di base è: chi frequenta quei posti e chi dà indicazioni mente. Sempre. Non ho idea se lo faccia in modo conscio, se ci sia un piano diabolico di qualche tipo, una forma di bullismo verso noi sfigati cittadini che ci avventuriamo presuntuosamente sulle pendici dei loro luoghi natii (va beh, qui sembra quasi che si sfidi Messner, ma concedetemi la licenza poetica), fatto sta che mentono.

Prendiamo ad esempio quelle indicazioni che trovate su siti e guide, avete presente? Quelle che vi raccontano la meraviglia di un sentiero, il panorama che si aprirà ai vostri occhi ”già a pochi minuti dalla partenza”, così da renderlo appetibile ai vostri occhietti inesperti, e concludono dicendo che la difficoltà è ”molto semplice” e che quel sentiero è ”adatto a tutti”. Peccato che scordino sempre di aggiungere che quei tutti sono ”coloro abituati a camminare a 65 gradi di pendenza con una gamba sola e un braccio legato dietro la schiena”. Ecco chi sono i ”tutti”.

E poi magari avete anche voi l’amico che va sempre o addirittura vive in montagna, no? Quello che vi propone una leggera passeggiata, qualcosa di due orette ma quasi tutte in piano. E vi trovate ad aver fatto un dislivello di 6/700 metri, aver scavalcato tre o quattro fiumi saltando sui massi utilizzando un palo come leva, esservi rotolati nel fango per evitare le belve feroci ed esservi abbeverati da un fosso di acqua stagnante perché nei fiumi di cui sopra passavano i piranha. E la cosa peggiore? Che lungo tutto il tragitto quell’amico chiacchierava con voi allegramente senza neanche spezzare il fiato mentre voi siete stati sempre in dubbio se usare l’aria nei vostri polmoni per rispondere o cercare di sopravvivere respirando.

(Marco, ti voglio tanto bene, sia chiaro <3 ).

Ecco, oggi ho avuto l’ennesima dimostrazione di tale attitudine alla menzogna dolosa o colposa che sia.

Chiariamo che il percorso da fare per arrivare alla terrazza è breve, non eccessivamente in pendenza (circa 100/120 metri) e che io stesso lo faccio in una mezz’oretta, ok?

Bene.

Allora, io giungo al percorso e trovo immediatamente le frecce con le indicazioni. Lasciamo perdere che ancora devo capacitarmi del fatto che esprimano le distanze in minuti: per chi sono calcolati? In che momento? In che condizione climatica? Ma va bene, anche maps lo fa coi percorsi a piedi, soprassiedo.

Comunque sia la freccia indica 20 minuti di camminata. Non male, niente di trascendentale. Mi avvio.

Dopo otto minuti trovo una nuova freccia. Indica che mancano 15 minuti. Ci sta: in salita, col mio ginocchio, di certo non sono una scheggia, va bene così. Proseguo.

Dopo altri otto minuti di camminata incontro la terza freccia. Cosa indica? 20 minuti. VENTI MINUTI.

Ora.

Appurato che quel percorso è unico, qualcuno può spiegarmi la cosa?

Potete gentilmente dirmi com’è possibile che prima manchino 20 minuti, poi 15, poi di nuovo 20?

Cos’è successo, nel frattempo, ho preso un TARDIS che mi ha spostato nel tempo? Sono passato accanto a un Buco Nero? Cosa accidenti è successo perché 15 minuti diventassero 20?

Io non so a che gioco vogliano giocare, ma non fidatevi di queste persone. Hanno un piano. Ci vogliono ingannare. È una trappola di qualche tipo, non so ancora di che tipo, ma lo è di sicuro.

Non fidatevi.

Vi mentono.

Li ho scoperti.

(E comunque ci ho messo 28 minuti in tutto, per chi se lo stesso chiedendo).

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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