Quella luce puntata
Aprirsi a nuove vite, a nuove persone significa ovviamente, per chi è come me, accogliere il più possibile di quelle persone nella propria vita, ma significa anche qualcosa di ancora più profondo: imparare a scoprire nuovi angoli di noi stessi solo perché visti da uno sguardo diverso.
Certo, ci si può sempre proteggere con maschere e corazze, ma io non sono mai stato così e mai lo sarò: che senso ha viversi e vivere qualcuno se non lo si fa donando ciò che siamo e assorbendo ciò che sono, se non permettiamo loro di scoprirci e, se si è fortunati, scoprire noi stessi così in più di noi grazie a loro?
Significa rischiare, certo, ma significa anche imparare a conoscere bellezze che non si pensava di avere o si aveva sottovalutato negli anni, significa trovare conferme in pensieri che erano lì, latenti, significa poter dire “ecco, così è giusto, così va bene, così è mio”. E ha le potenzialità di mostrare debolezze e cicatrici che neanche si erano notate, non perché non ci fossero, anzi, magari erano lì da una vita, ma perché nessuna luce era mai stata davvero puntata in quella direzione. Poi arriva il giorno in cui qualcuno punta il dito e ti dice “e quello? cos’è successo lì? perché è così?”: e tu non sai rispondere, perché è stato così da talmente tanto di quel tempo che neanche ti eri reso conto che non dovesse essere così. E a quel punto, se vuoi, se ne hai il desiderio, l’onestà e la forza, tutto ha un senso in più e puoi mettere mano e imparare ancora qualcosa di te e andare avanti nel tuo percorso.
E se tutte le conferme ti rendono felice e appagato, sono forse questi momenti a farti rendere conto che quello stronzo Universo di cui si parlava la sa davvero lunga e finisce per darti non solo quello che vuoi, ma anche quello di cui hai bisogno.
E, ovviamente, tu non lo sapevi.