7.934.400 minuti (minuto più, minuto meno)

Screenshot del vecchio blog
(per la cronaca: in realtà c’era un’immagine di intestazione, ma webarchive non l’ha salvata)

O anche 5.510 giorni. O, ancora, 15 anni e un mese. Sì, perché questo post doveva essere scritto il 1 maggio, poi ovviamente me ne sono scordato perché in questo periodo va così, ma fate finta che stia uscendo puntuale, ok?

Ma puntuale per cosa? Il 1 maggio 2006 usciva il primo post di questo blog o, meglio, del suo antenato. Non so quanti ci siano ora che erano presenti anche allora: la piattaforma era la defunta e rimpianta splinder e il blog si chiamava “525.600 minuti”, in onore al mio adorato Rent; per un periodo ebbi anche un template in tema fatto da un’amica. E sì, ovviamente il titolo di questo post è una celebrazione di quel nome.

Quindici anni. Con questo siamo a 3.034 post (incluse le recensioni scritte per SerialFreaks e recentemente copiato qui dentro), il che significa una media di un post ogni due giorni (alzata dalla sfida del post al giorno di alcuni anni fa); le visite totali, sempre al momento in cui scrivo, sono state 961.664, il che vuol dire più di 300 a post e circa 170 al giorno. Per quindici anni.

Non è poco. Non lo è affatto, considerando anche che questo blog non è – sostanzialmente – di alcun interesse. Parlo di me, parlo delle cose che mi piacciono, parlo della mia vita, ma in fondo non parlo di nulla in modo approfondito, spaziando dai gatti al covid al mio romanzo alle strisce pubblicate secoli fa.

Eppure c’è chi ha sentito la spinta a leggere e tornare.

A seguirmi.

Nonostante il mondo si sia allontanato dai blog, nonostante io stesso non sempre posti quanto vorrei e finisca per dividermi su mille piattaforme diverse, tra instagram, clubhouse e podcast vari.

Eppure eccomi qua.

Eppure eccoci qua.

Io a scrivere e voi, bontà vostra, a leggere.

Ma, soprattutto, a tenere traccia della mia vita. Quindici anni di vita di cui ben poco è rimasto escluso da queste pagine, da un blog nato inizialmente solo per permettermi di avere un luogo dove scrivere qualunque cosa mi passasse per la testa: ha assolto perfettamente a quella funzione, ma nel frattempo è diventato anche qualcosa di molto di più. La mia memoria storica. Il mio strumento di elaborazione del bello e del brutto. Il mio modo di estrarre i pensieri dalla testa per evitare che marciscano.

Rileggo alcuni post in cui sembravo veramente amareggiato per qualche delusioni e oggi, a distanza di anni, neanche ricordo per cosa fosse. C’è da rifletterci. E vedo nomi, nei commenti, di persone che in qualche modo ritenevo amiche anche se virtuali e che oggi non ho idea di dove siano finite. E anche questo, probabilmente, è uno spunto da tenere da conto.

Ma, a prescindere, fa tenerezza (e a volte impressione) rileggere post di allora. A parte il cambiamento nel mio stile di scrittura (usavo la d eufonica, for fuck’s sake!), a parte l’ingenuità di certe uscite e di certe battute, c’è la tenerezza verso qualcuno che non aveva idea di ciò che sarebbe arrivato e che ha cercato sempre di gestire il tutto nel modo migliore (o meno peggiore) possibile. Ci sono riuscito? Non lo so. Ho fatto molti errori. Moltissimi. Ho ferito persone che non lo meritavano. Ho dato confidenza, affetto, anche amore a chi ha preso questi doni e li ha usati come carta igienica.

Ma ho anche trovato persone preziose, alcune delle quali sono nella mia vita da tempo e altre da pochissimo. E sono qui, ancora in piedi anche se magari acciaccato, che nonostante tutto mi sembra una discreta conquista.

Il 1 maggio 2006 avevo da pochi mesi iniziato a convivere con Manu. Avevo scritto due racconti. Stitch doveva compiere un anno, Zen non era ancora nato. Mio padre era vivo. Non avevo tre fratelli nella mia vita. Non conoscevo molte persone che ora ritengo importanti. Marco era il mio migliore amico, al punto che completavamo i pensieri a vicenda. Il mio ginocchio era ancora sano. Avevo un solo matrimonio alle spalle. Avevo visto Bologna solo tre o quattro volte nella mia vita, di cui quasi tutte per una cena forumista. Non ero mai stato a New York, men che meno a Londra. Mangiavo carne. L’idea di scrivere un romanzo era inesistente. Ero sul forum Panini (e il Diogene’s doveva ancora nascere). Ero stato a Lucca sono una volta per un giorno ed era ancora ai tempi della fiera fuori dalle mura. Non sapevo cosa fosse un podcast. Non ero iscritto a nessun social network.

7.934.400 minuti.

Come misuri 15 anni (più un mese) di vita?

Con un blog.


Also published on Medium.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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