Float on

fishing motorboats floating in pollute sea water
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31 maggio 2021 e quella sensazione di essere una zattera in mezzo al mare non accenna ad affievolirsi. E d’altronde come potrebbe? Non è che qualcosa si sia assestato, non ci sono punti fermi, non ci sono nuovi status quo da usare come fondamenta. C’è un’unica immensa massa di acqua, terra e fango che si sta spostando da ormai non so più quanto e che proprio per la sua natura eterogenea finisce per non scorrere neanche allo stesso modo.

C’è qualcosa che arriva, sembra volersi fermare e fugge via più veloce di quanto è arrivato, c’è altro che sembrava non potersi staccare e invece è bastato un soffio perché venisse portato via, e ancora quello che si stacca, che doveva staccarsi, ma resta un po’ vicino e un po’ no (senza contare che se sta troppo vicino è più facile che ci porti sotto); ci sono quelle cose che si avvicinano e sembrano volersi agganciare e procedere insieme, ma dati i primi due come si può dire per quanto reggeranno?

Un gran casino, insomma, che finisce per essere così vario e variegato da non capire come gestirlo tutto.

E la mia natura non aiuta, inutile che lo neghi.

Ci sto lavorando, eh? Ci sto lavorando parecchio e continuo a ringraziare di aver deciso di parlare con una (brava) psicologa. Che poi non è che molte delle cose che vengono fuori non le sapessi: non tutte, ma molte sì. Solo che quando vengono fuori parlando con una persona esterna e in grado di guardare oggettivamente ti rendi conto che quella natura che avevi intuito non è solo un intuito. E che hai ingoiato più rospi di quanti avresti dovuto e voluto e che alcune parole che ti sembravano quasi esagerate finiscono per essere invece perfette. E fa la differenza. Accidenti se fa la differenza.

E quindi da una parte c’è quello che dev’essere lasciato indietro, ma che per natura un po’ influenza ancora: è difficile accettare quando una persona per cui provavi un legame molto forte ti sbatte un portone in faccia senza motivazioni adeguate; da una parte ti viene da prendere atto e dire “sai cosa? cazzi tuoi”, dall’altra il tuo bisogno di capire scalpita nonostante tu sia il primo a ripetere che purtroppo non sempre puoi capire, per quanto ti girino le palle al pensiero. E c’è sempre quel maledetto bisogno di epifania che fin troppi danni riesce a fare.

Ma anche la definizione del presente e, soprattutto, del futuro sono opache a dir poco. È stancante il pensiero di trovare nuove affinità, di doversi costantemente mostrare per essere visti, anche perché poi nel frattempo quando sembra che qualcosa stia per muoversi si finisce per scoprire che no, spiacente, non è così, non ti illudere.

Eppure il buono c’è e sarei ingrato e ingiusto a non vederlo. Week-end programmati, una domenica appena trascorsa così improvvisata e ben riuscita da sembrare figlia di tempi molto diversi, ben due cinema in due settimane, un’amica da vedere giovedì, la seconda dose del vaccino in arrivo tra meno di tre settimane e, chissà, forse una flebile speranza di rivedere Londra prima della fine dell’estate. Flebile, ripeto, flebilissima, ma non inesistente.

Sì, del bello si sta smuovendo. Quale sarà il suo ruolo è difficile dirlo ora, in quel mare di acqua e fango e detriti in movimento. Forse si formerà un isolotto. Forse si approderà in qualche luogo nuovo. Forse si costruirà durante l’inondazione. O forse arriverà una nuova ondata ad affossare tutto.

Non lo so.

Per ora guardo in una direzione senza capire dove si sta andando e mi guardo indietro conscio di quanto sto ancora risolvendo.

È stancante. Molto. Ma ho davvero altra scelta che sia accettabile?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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