Terza settimana
Non è stata una settimana idilliaca. E con questa frase penso di poter vincere contemporaneamente sia il premio “eufemismo dell’anno” che quello “grazie al cazzo” per il primo trimestre 2020.
Che siamo tutti in una situazione assurda lo sappiamo. Lo sto scrivendo, lo stiamo vivendo, difficile è aggiungere qualcosa al riguardo.
Quello che sto notando, o forse sono io, è una crescente rassegnazione, un appiattimento causato dal non vedere la fine, ora meno che mai: sappiamo che in qualche modo deve finire, ma non sappiamo né come, né quando, né cosa accadrà dopo.
Lo noto dal calo di entusiasmo legato agli eventi sui balconi, ma anche dai toni di ciò che vedo sui social.
In parte lo noto anche nella diminuzione (ma qui potrei sbagliare) degli attacchi agli untori, dopo che le restrizioni sono arrivate al punto da lasciare veramente poco spazio: qualcuno continua a provarci, sia chiaro, ma mi sembrano meno. O forse, di nuovo, è solo la mia bolla che mai come ora è stata così piccola.
Personalmente questa settimana ha coinciso col primo (e spero unico) cliente che ha deciso di non portare avanti progetti. Temevo l’avrebbe fatto sebbene avessimo un accordo non legato ai progetti attuali (e qui mi riprometto ufficialmente che mai più lavorerò con qualcuno senza che gli accordi siano scritti, anche se conosco quel qualcuno da parecchi anni. Pirla io). La cosa che più mi amareggia è che sono ragionevolmente certo che mi abbia detto palle prendendomi anche per i fondelli. Che io posso anche capire (a fatica) il cambio di accordi in corso d’opera a causa di qualcosa di totalmente imprevisto ed enorme. Non capisco e non capirò mai la mancanza di rispetto e di eticità.
Ma va beh, ne terrò conto in futuro.
Fatto sta che questa novità mi ha abbastanza abbattuto, sommata anche a discussioni inutili che avrei preferito non avere.
E, ovviamente, alla situazione generale.
Non è stato tutta merda, sia chiaro. Domenica sera e mercoledì sera ho avuto separatamente delle videochiamate lunghissime che mi hanno fatto stare bene (grazie a Costanza, Chiara, Elena e Alberto, davvero grazie).
Martedì abbiamo registrato un episodio del podcast che andrà on line a maggio (come saremo a maggio? boh) e che ci ha divertito tantissimo.
E sabato (per allargare un pochino la settimana) abbiamo fatto una prova di diretta di Polo Nerd che doveva essere privata ed è finita invece per avere alcuni ascoltatori che chattavano con noi. Ed è stato divertentissimo.
Segnatevi il 10 aprile alle 19. Ne faremo una vera. E sospetto non avrete da essere in molti posti.
Ma per il resto sì, non è stata una settimana facile.
Stasera ho finito di lavorare e un pensiero è stato “ora quasi quasi esco a fare due passi”. Ci ho impiegato un microsecondo a rendermi conto. Ed ha fatto comunque male.
Così come fa male la consapevolezza che il mio compleanno sarà in isolamento. Che forse in tutto questo sarà la cazzata minore, ma rimane una mia cazzata di cui sentivo il bisogno.
E intanto iniziano, ormai da un po’, cambiamenti e decisioni.
Si sarà notato, sto scrivendo di più qui sopra. Era necessario, perché qui è sempre stata casa mia e mai come ora mi serve.
Al contempo ho sospeso la mia scrittura per SerialFreaks, fatto salvo un articolo che probabilmente scriverò nei prossimi giorni. È da un po’ che non vedo quasi nessuna serie e non ne ho voglia ed è forse da altrettanto tempo che sento la necessità, se voglio scrivere, di farlo su altri argomenti e per qualcosa che mi appartenga di più. È normale, soprattutto per me e soprattutto ora, meglio quindi prenderne atto.
E, lo scrivo qui per renderlo ufficiale, ho deciso se – come temo – il romanzo non troverà un editore (cosa difficile prima, quasi folle ora), allora gli donerò nuova vita tramite un podcast/audiolibro. Tra qualche mese, non ora, ma se così sarà lo scriverò ovviamente qui sopra.
Autopubblicazione no, me lo sono promesso da sempre. Che se non devo passare da un editore tanto vale lo metta qui sopra da scaricare gratis. Ma una nuova vita in quella forma sarà un modo diverso di dargli vita.
È presto per ora, ma tanto vale.
E, ovviamente, penso al dopo. A quante persone voglio abbracciare, alle cose che voglio fare, alla frustrazione di non sapere cosa sarà possibile e quando.
Sto cercando di sentirmi con diverse persone, non abbastanza e me ne scuso con quelli a cui non sto scrivendo (ma, ehi, la cosa può essere anche reciproca, eh?).
Però una cosa la voglio scrivere. Se state leggendo questo e ci conosciamo, allora è quasi certo che senta la vostra mancanza.
Non è una frase paracula, anche se sembra.
Tenetene conto.