The First: 1×01 Separation

La colonizzazione spaziale è argomento che da sempre stuzzica la fantascienza più classica e che è stato affrontato nei modi più disparati. Dalle derive metafisiche di Interstellar alla narrazione più materiale (e divertente) di The Martian, giusto per citare esempi recenti. All’elenco si va ad aggiungere ora anche The First, nuova serie Hulu che rappresenta anche la prima produzione per il piccolo schermo ad avere come protagonista Sean Penn.

L’approccio di The First, però, è nettamente diverso da quanto ci si potesse aspettare e, dopo qualche dubbio iniziale, risulta evidente che l’intera serie sarà focalizzata non tanto sul viaggio spaziale e la colonizzazione in senso stretto, bensì su tutte le fasi che precedono l’eventuale partenza della missione: niente spazio, quindi, ma – potenzialmente – tanta Terra, tanti contrasti più o meno politici e altrettanto approfondimento psicologico dei personaggi principali.

In realtà il pilot non ci mostra completamente la piega che la serie prenderà, per cui ci siamo preso la briga di approfondire un paio di episodi aggiuntivi giusto per comprendere il taglio complessivo, di cui poi ci occuperemo con più particolari in sede di recap. L’episodio in sé rappresenta l’ormai sempre più classica introduzione che prepara il terreno al resto della stagione, una scelta narrativa che stiamo vedendo sempre più spesso, fino quasi a diventare lo standard delle serie che, come in questo caso, vengono rilasciate in un’unica soluzione invece che diluite nelle settimane: se dal punto di vista dell’organicità può avere senso, il rischio però è sempre quello di non spingere lo spettatore a proseguire la visione, confidando forse eccessivamente nella spinta ormai generale al binge-watching.

La storia parte in medias res, il giorno del lancio della missione Providence I, e in una decina di minuti veniamo a conoscenza delle informazioni principali che saranno necessarie per il resto dell’episodio: incrociamo così Tom Hagerty (Penn), ex-comandante che avrebbe dovuto far parte del lancio e che invece è stato scartato per motivi non (ancora?) chiariti. Vedovo, con una figlia tossicodipendente, il suo sguardo è quello dell’uomo ferito ma fedele a un sogno e in questa chiave verrà presentato durante l’intero episodio, mostrando la propria integrità nel momento del bisogno. Il resto della narrazione segue l’equipaggio e i responsabili di Vista, la società cui la Nasa ha affidato l’appalto dell’importante missione.

Il bivio tra ciò che si pensava essere la serie, ovvero una narrazione della colonizzazione, e ciò che invece si rivelerà si ha a dieci minuti dall’inizio, quando un evento (che non citeremo esplicitamente, ma che chiunque comprenda la parola “Columbia” potrà intuire facilmente) cambia completamente le premesse e gli sviluppi futuri. Non possiamo dire che si tratti di una svolta sorprendente, nonostante l’evidente volontà degli autori di giocare sull’effetto sorpresa: purtroppo i segnali di quanto sta per avvenire sono meno sottili di quanto la regia desiderasse e il suo soffermarsi a lungo su alcune fasi è un segno premonitore che finisce puntualmente per realizzarsi, perdendo così il coinvolgimento emotivo dello spettatore che rimane, però, comunque catturato dalla qualità tecnica e dall’ottimo realismo dell’intero episodio.

Questo è sicuramente uno dei punti maggiormente a favore dell’episodio introduttivo e, speriamo, dell’intera serie: il comparto tecnico fa un ottimo lavoro e la narrazione non cede a facili spettacolarizzazioni, optando per un più difficile e, per questo, gradito realismo generale. La serie si svolge una quindicina di anni nel futuro e questo fa sì che il mondo mostrato sia sufficientemente simile al nostro per permetterci di riconoscerlo facilmente ma, al contempo, abbastanza diverso da incuriosirci: la tecnologia è lievemente più avanzata ma la percepiamo come naturale evoluzione di quella attuale, segno di una buona attenzione ai dettagli e, di nuovo, al realismo generale. Anche la scelta di non avere, al momento, antagonisti veri e propri è interessante e potenzialmente vincente: nella vita reale gli ostacoli non hanno quasi mai il volto di un nemico, bensì quello delle generali avversità.

L’interpretazione degli attori è buona, ma sicuramente la presenza di un volto tanto noto quanto quello di Penn finisce per far gravitare l’intero cast intorno a lui, facendo apparire buona parte del resto dei personaggi come meramente accessori più che alla pari: speriamo che si tratti di un problema legato esclusivamente al pilot, perché questo tipo di squilibrio finisce per penalizzare anche serie potenzialmente molto buone; così come rischia di ottenere effetti opposti ai desiderati l’utilizzo di momenti simbolici inseriti quasi a forza nella narrazione, che la spezzano irritando lo spettatore più che incuriosirlo, anche a causa di una chiave di lettura eccessivamente criptica.

Un pilot con luci e ombre, quindi, il cui focus può rischiare di spiazzare e che, se non sviluppato a dovere, può finire per annoiare: al momento, però, la curiosità ha la meglio e spinge a proseguire la visione, il che è di certo un segno positivo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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