Supernatural: 13×23 Let The Good Times Roll
La tradizione per eccellenza di Supernatural è il recap della stagione all’inizio dell’episodio finale, naturalmente sulle note di Carry On Wayward Son, un momento che tutti i fan hanno imparato ad attendere e a gustare, nonostante i presagi di sventura per i protagonisti che regolarmente porta con sé.
Questa tredicesima stagione non è da meno e il riepilogo si conferma coinvolgente (e riescono anche a inserire un paio di fotogrammi di Scooby-Natural, in pieno stile “non rinnego nulla”), anche perché svuotato dei vari fill-in di cui più volte ci siamo lamentati durante l’anno: un’adeguata introduzione per un episodio che di sicuro non si fa mancare eventi e stravolgimenti, pur con qualche pecca.
Focus principale, per forza di cose, su Lucifer, senza dubbio uno dei personaggi più approfonditi e caratterizzati della stagione e su cui Robert Singer e Andrew Dabb hanno deciso di scommettere fin dalla precedente, giungendo in questa alla sua (in)naturale conclusione.
Se durante gli ultimi episodi ci si poteva essere illusi di una sorta di evoluzione di Lucifer, il finale ci conferma che il Diavolo non cambia, semplicemente si adatta. Satana è sempre stato definito il principe della menzogna e tutto ciò che fa va sempre letto nella chiave di ciò che aspira a ottenere. Conscio, pertanto, che il mostrare la propria vera natura a Jack non avrebbe portato a nulla, Lucifer ha recitato il ruolo del peccatore pentito per cercare di entrare nelle grazie del figlio, quasi riuscendoci solo grazie all’enorme bisogno del ragazzo di supporto e comprensione da parte di suoi simili.
La vera natura, però, non si può nascondere in eterno e apprezziamo il fatto che gli inganni non siano stati tirati per le lunghe: il confronto con Michael diventa cardine per tutti gli sviluppi finali dell’episodio e della stagione.
Tu non sei mio padre. Tu sei un mostro.
Queste sono le parole che segnano la caduta definitiva della maschera del diavolo, che da quel momento non si fa problemi nel nutrirsi del potere di Jack e tentare di far sì che il Nephilim uccida Sam o viceversa, in una perfetta dimostrazione del sadismo dall’Angelo Caduto.
Come sempre, però, ciò che Lucifer sottovaluta è l’amore. Quello per il futuro figlio che portò Kelly a fidarsi di Castiel, quello tra Jack e Sam, ma anche e soprattutto quello di Dean verso il fratello e il Nephilim, che lo induce a compiere un sacrificio paragonabile alla morte.
Non si può dire che – complici anche alcune foto teaser uscite nei giorni passati – la soluzione finale sia arrivata del tutto a sorpresa: questa stagione ha dimostrato più volte di voler pescare a piene mani dalla tradizione più antica della serie e il ruolo di Dean come spada di Michael era un pensiero che qualunque fan poteva potenzialmente avere ormai da tempo; la sorpresa sta, invece, nella definitiva (vero?) morte di Lucifer, che chiude completamente un capitolo nella serie, sostituendo al contempo il ruolo del defunto signore degli inferi con quello, potenzialmente molto più inquietante e imprevedibile, di un Michael a pieni poteri nel corpo di Dean.
Un finale, quindi, che fa il suo dovere e che trova qualche debolezza solo nella gestione dei personaggi di contorno: Castiel è poco più che una comparsa, così come Mary e Bobby, mentre Charlie, Rowena e Ketch vengono semplicemente menzionati. Un po’ poco, dato il ruolo ventilato per tutta la stagione, ma questo è un problema comune a tutto ciò che riguarda il Mondo dell’Apocalisse, sfruttato ben al di sotto del proprio potenziale.
Divertente, invece, l’introduzione con la presentazione del nostro mondo a Bobby e agli altri, con la chiosa del primo.
Fammi capire bene… I poli si stanno sciogliendo, un film dove una ragazza va fino in fondo con un pesce vince come miglior film e quel maledetto pazzo idiota di “The Apprentice” è Presidente… e chiamate il posto da cui veniamo Mondo dell’Apocalisse?
Parlando, in conclusione, della stagione nel suo insieme, possiamo tirare un bilancio sostanzialmente positivo. Nonostante le varie pecche più volte citate, gli showrunner hanno saputo, già partendo dalla scorsa, imbastire un nuovo corso di storie in grado di portare aria fresca pur andando a radicarsi nella tradizione più classica della serie, un risultato che dopo tredici stagioni non può non stupire.
Lascia perplessi, però, l’uso non a pieno potenziale non solo, come detto, del Mondo dell’Apocalisse, ma anche del ritorno di Gabriel, ucciso di nuovo senza particolare pathos e motivazione, oltre alla presenza sovradimensionata e opinabile di Asmodeus, che ha sicuramente occupato più tempo in scena del dovuto.
A parte queste critiche, l’evoluzione dei personaggi o, se vogliamo, la loro costruzione, è proseguita costantemente, pur partendo a volte un po’ alla larga: si provi a confrontare il Jack di questo episodio col ragazzo potente e distruttivo del primo e, di conseguenza, il rapporto tra lui e Dean; il dialogo tra i due a inizio episodio è la sigla che mancava alla definitiva affermazione che Jack, ormai, è di famiglia tanto quanto Castiel.
I cenni alla possibilità di ritirarsi sembrano poi una di dichiarazione d’intenti degli autori e dei protagonisti: con la quattordicesima stagione in arrivo, si sa benissimo che il finale definitivo si avvicina sempre più e per voce di Dean ci viene detto che sì, probabilmente quel momento arriverà e sarà gradito, ma dovrà portare con sé anche la sconfitta di tutto il male. Sarà davvero così?
Intanto attenderemo con curiosità l’autunno per vedere Jansen Ackles nel suo nuovo ruolo e le dinamiche che verranno sviluppate (e anche, non lo neghiamo, per scoprire se sarà una svolta momentanea o il fulcro dell’intera stagione). Una cosa che ci saremmo aspettati nella tredicesima e che, a questo punto, ci sentiamo di voler pretendere per la quattordicesima, è il ritorno di Chuck. Possibile che Dio non voglia dare una pulita al caos fatto dai figli e, soprattutto, non voglia conoscere suo nipote?
Staremo a vedere, nel frattempo Carry on my mayward son.