Sbaglia

Rendersi conto che determinate ferite non sono affatto cicatrizzate ma a malapena in fase di guarigione è quanto di più destabilizzante e – per certi versi – irritante possa capitare.

Sapere razionalmente che certe paure, certe possibilità, non so altro che spettri inesistenti non aiuta: finisci per sentirti diviso tra ciò che sai e ciò che senti, anche se non vorresti sentirlo, tra la consapevolezza che le cose sono in un modo e la paura irrazionale che magari potresti sbagliarti e non fare abbastanza.

Perché il problema, quello più vero, sta forse lì. Nel sentirti ancora in colpa anche se colpe, oggettivamente, non ne hai. Nel pensiero che se avessi fatto qualcosa di diverso, in tempi diversi, in modi diversi allora forse le cose sarebbero andate in modo quanto meno non così devastante.

E quindi quella voce si mette a parlare, strepitare, urlare anche quando non c’entra nulla, quando nulla la riguarda, quando non ce n’è bisogno, quando non ha senso.

A lei non importa, lei urla e tu fai di tutto per non ascoltarla ma è come tapparsi le orecchie con le mani a un concerto rock sotto il palco.

L’unico modo è riuscire a spegnerla alla fonte. Farla smettere. Convincerla di smetterla di urlare.

Ma ci vuole tempo, più di quanto ne è passato, più di quanto di quanto vorrei.

Ci vuole tempo.

E consapevolezza, coscienza che le cose stanno così e che quella voce sbaglia.

Perché è così.

Sbaglia.

E questo post serve a ricordarmelo e ricordarglielo.

Sbaglia.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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