Counterpart: 1×06 Act Like You’ve Been Here Before

Evoluzione, cambiamento, scoperte. Sono queste, probabilmente, le parole chiave che potremmo usare per identificare i punti salienti di questo episodio.

L’evoluzione di Baldwin, in primis. In sei episodi, Nadia è passata dall’essere un mero killer a pagamento assoldato per uccidere alcuni elementi chiave su Terra-Alfa al trovarsi in un ruolo in via di definizione, anche e soprattutto nei confronti di se stessa.

Se su Terra-Alfa la sua defunta controparte era riuscita e ritagliarsi un personaggio e uno spazio più o meno definiti, superando apparentemente i traumi vissuti da entrambe, Nadia-Prime si trova invece catapultata in una tempesta materiale ed emotiva che mette alla luce tutti i suoi aspetti irrisolti dei quali il tradimento di Clare subito negli scorsi episodi rappresenta la punta di un iceberg ben più massiccio. La vediamo così al funerale della sua controparte nell’atto di dirle addio e, così, di dirlo alla propria identità originale, scoprendo contemporaneamente che i loro punti in comune erano più di quanto lei stessa potesse immaginare: rivelazioni e addii che la portano poi al tentativo, da un lato, di assaporare la vita normale con una barman ben lieta di prendersi cura di lei e, dall’altro, di riprendere in mano il suo ruolo, mettendo a rischio, e non del tutto giustificatamente, la propria vita. Tra tutti i personaggi della serie, Baldwin è indubbiamente il più danneggiato e la dicotomia tra le due vite (Alpha e Prime) ma anche tra le sue due spinte (una vita normale e quella da killer) ne dimostrano la complessità. Possiamo solo sperare che questi ingredienti la portino ad avere un ruolo più attivo nel grande gioco da qui alla fine.

Evoluzione e cambiamento anche per Howard-Alfa, che sottoposto a tradimento da Ian a una versione prime della macchina della verità, se la cava egregiamente rispondendo senza mentire: una verità, la sua,  che Ian non è preparato a decifrare e che finisce per giocare a favore del nostro protagonista. L’interazione tra i due, inoltre, ci permette di aggiungere sfaccettature a un personaggio che, finora, era sembrato bidimensionale e poco incisivo: interessante e azzeccata è la lettura che Howard dà del suo interrogatore, con la sottolineatura del pattern che Emily (prime, ma possiamo supporre non solo) sembra andare a cercare nelle sue relazioni. Ian e Howard-Prime non sono poi così diversi, sottolinea Alfa, e grazie alle risposte del primo scopriamo che non lo sono molto neanche questi e Howard-Alfa. Entrambi davvero preoccupati per Emily, entrambi pronti a starle a fianco nel momento di maggior debolezza, entrambi a leggere per lei ogni sera in ospedale.

Se, come sembra suggerire la serie fin dall’inizio, un ambiente non definisce il carattere ma ne fa esaltare o soffocare certi tratti, possiamo certamente dire che Terra-Prime sta tirando fuori da Howard-Alfa tratti che lo rendono sempre più simile alla sua controparte.

È però sul fronte del più ampio gioco che la serie ci regala un finale a sorpresa gradito e ben costruito. Erano ormai vari episodi che l’identità di Shadow, la misteriosa talpa nascosta nell’ufficio, rappresentava un punto di domanda di importanza crescente con indizi che, in una misurata crescita di rilevanza, sembravano puntare inequivocabilmente vero il più insospettabile e, proprio per questo, probabile: lo stesso Aldrich, alla fine di questo sesto episodio, giunge alla conclusione che la talpa non possa che essere Quayle, l’unico in posizione tale da aver accesso alle informazioni trafugate.

Ma Counterpart ha già dimostrato di saper giocare con una sottigliezza ben maggiore e gli indizi per scoprire la vera identità della spia erano presenti in bella vista; troppo facile e prevedibile, infatti, piazzare un agente direttamente nell’ufficio: basterebbe un passo falso per bruciare la sua identità e, contemporaneamente, un piano di così ampia portata. Molto meglio posizionare qualcuno in modo da renderlo invisibile pur se alla luce del giorno e far sì che sia questo qualcuno a manipolare chi è in bella vista: una figlia o una moglie, ad esempio.

Clare, quindi.

La scoperta dell’identità di Shadow ci permette di unire un buon numero di puntini e comprendere un po’ meglio alcune dinamiche: sappiamo che Clare-Prime ha ucciso la sua controparte anni prima, dato che lo dice lei stessa a Baldwin a inizio stagione, dimostrando così da quanto il piano fosse in atto. Clare-Alfa, inoltre, era sposata con Quayle, un burocrate che ancora non aveva un ruolo elevato nell’organizzazione, che riceve una promozione proprio al momento giusto, che non è un azzardo pensare sia giunto grazie alle azioni della nuova signora Quayle. Ricordiamo infatti che il padre di Clare è Richard Fancher, direttore dell’Ufficio di Scambio, che in The lost art of diplomacy ricorda a Quayle che deve a lui e alla figlia la sua posizione attuale. Poche mosse ben calibrate e studiate, impossibili da smascherare, ed ecco che la talpa ha accesso a tutte le informazioni di cui aveva bisogno: sembra di vedere in esecuzione una lunga e studiata partita di Go, il gioco in cui Howard-Alfa perde costantemente.

E ora?

Quayle, che ha iniziato a mangiare la foglia, verrà creduto o Aldrich porterà avanti le sue accuse (o peggio)?
E la missione dei killer qual è, di preciso? “Meritano di morire tutti”, detto a inizio episodio, fa pensare a una minaccia che va ben oltre qualcosa di meramente politico o spionistico.
E, ancora, perché è necessario che muoiano gli obiettivi di Baldwin prima che il piano possa avanzare?

Ogni pur soddisfacente risposta porta ad almeno altre due domane e questo è uno dei motivi per cui stiamo amando questa serie.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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