The Flash: 4×10 The Trial Of The Flash
Le vacanze invernali non sembrano aver particolarmente giovato a The Flash, che continua il suo percorso partendo da spunti oggettivamente interessanti e promettenti ma gestendoli troppo spesso con una superficialità ingiustificabile.
Il titolo è volutamente fuorviante, dato che l’episodio è necessariamente più incentrato su Barry che sul suo alter-ego e, soprattutto, dato che il finale ci mostra in modo ben poco sottile la dicotomia tra il trattamento ricevuto dall’eroe che ha salvato per l’ennesima volta la città e dall’uomo, condannato e umiliato per un crimine non commesso.
Si tratta, dicevamo, di un’ottica estremamente interessante – anche se non originalissima – che può dare ottimi risultati se gestita al meglio, sia nello svolgimento che nelle conseguenze: lo scontro tra principi e necessità, tra eroe e identità dietro la maschera, tra missione e vita privata è una chiave di lettura fondamentale di praticamente ogni supereroe e il suo sviluppo può portare a un’apprezzabile crescita dei personaggi.
Nell’episodio in questione, ad esempio, ci sarebbe stata la possibilità di trasmettere allo spettatore il dramma emotivo dei personaggi, ma si è caduti di nuovo nell’incapacità di dare motivazioni e spiegazioni realistiche e credibili, a partire dal protagonista stesso.
Barry è innocente, lo sappiamo bene. Non solo, lui è stato fin dall’inizio della stagione vittima passiva delle macchinazioni di DeVoe, per cui non dovrebbe avere alcun tipo di senso di colpa a spingerlo a subire senza reazione un’accusa del genere. Ricordiamo che alla fine del nono episodio lui non fugge perché ha deciso di non correre più. Partendo da questo presupposto di innocenza, non c’è alcuna motivazione sensata perché accetti passivamente le accuse che sta subendo. Coi suoi poteri e i mezzi a disposizione degli S.T.A.R. Labs – per non parlare del di nuovo scomparso Wally – avrebbe avuto ogni possibilità di scagionarsi facilmente, senza alcun tipo di problema morale: invece il velocista ha deciso di accettare un processo ingiusto e senza alcuna speranza alcuna di vittoria. Il motivo? Nessuno valido, se non la decisione degli sceneggiatori di fargli subire il carcere.
Questo è il limite più grosso dell’episodio, che impedisce il potenziale – e desiderato – coinvolgimento emotivo: si sa perfettamente che il processo andrà a finire male perché non c’è alcun tipo di prova a sostegno dell’imputato. Le uniche – letteralmente – testimonianze sono del tipo “è un bravo ragazzo” ed “è innocente perché non può essere colpevole”: noi avremo visto anche qualche legal thriller di troppo, ma siamo ragionevolmente convinti che sarebbe bastato un po’ di sforzo in più per ottenere qualcosa di meglio.
La stessa Cecile, disperata dal non avere nulla in mano da utilizzare, propone l’unica mossa sensata: rivelare l’identità di Barry così da svelare l’intero piano di DeVoe, oltre a – aggiungiamo noi – spiegare per quale motivo un imputato di omicidio si debba assentare mentre viene decisa la sua sentenza; ovviamente il giovane rifiuta con la scusa di voler proteggere i suoi cari e col risultato di far fare una figura piuttosto ridicola ad Iris.
Tutto da buttare, quindi?
Come dicevamo, no. Il dramma di Iris – meno irritante del solito – e dei personaggi di contorno è sicuramente ben percepito e il discorso a cuore aperto di Ralph a Joe funziona molto bene: il personaggio di Dibny, che ci dà l’idea di poter essere futura vittima sacrificale della stagione, funziona molto meglio quando usato in questo modo invece che come spalla comica sopra le righe. Da sottolineare, poi, l’interpretazione di Kendrick Sampson, che riesce a rendere credibile il passaggio della mente di DeVoe nel corpo di Dominic.
Poco da evidenziare sul fronte meramente supereroistico: il temibile nuovo meta viene sconfitto velocemente e non abbiamo ancora idea di quale sia il piano finale di DeVoe, pur essendo ormai chiaro che punta ad avere conseguenze planetarie. In tutto questo, il ruolo di Marlize sembra essere meno stabile di quanto lei stessa voglia dare a vedere: sarà lei l’anello debole che porterà alla caduta di DeVoe? Non ci resta che aspettare, così come non ci resta che attendere per scoprire se l’attitudine alla Tafazzi di Barry Allen andrà esaurendosi con la sua incarcerazione.
Una piccola curiosità: l’avvocato dell’accusa, Anton Slater, è interpretato da Mark Valley, che per anni fece parte del cast di Boston Legal. Una carriera legale da Boston a Central City, sembrerebbe.