Blumun
Era il 1993 e il professor Roberto Vecchioni aveva 50 anni, una di quelle età in cui qualche bilancio sulla tua vita inizi a farlo. Ti guardi indietro e vedi, con ragionevole certezza, più anni di quelli che hai davanti e ti chiedi se li hai vissuti appieno, se hai rimpianti, rimorsi, cosa che avresti voluto fare e non hai fatto, cosa che non avresti dovuto fare, cuori lasciati indietro.
Siccome il professore non è da meno, nell’album Blumùn che uscì proprio quell’anno, pubblicò la canzone omonima che mette nero su bianco e avvolti da note questi pensieri.
Blumùn è un dialogo con un Dio la cui voce è quella di Gene Gnocchi, un Dio che guarda Vecchioni e gli dice che l’uomo gli sta rubando anni dopo anni e lui continua a permetterglielo perché in fondo gli sta simpatico e gli piace vederlo interagire sulla terra; Vecchioni gli risponde che sì, lo sa bene di aver rubato anni che forse non gli spettavano più che ad altri, di rendersi conto della propria fortuna, ma anche di sapere che ora ha finalmente un po’ di quella felicità che ha sempre cercato.
“Sono un uomo felice, lo confesso”, dice quasi ci fosse un po’ da vergognarsene, ma allo stesso tempo dice di aver bruciato gli anni da incosciente, gustandoseli e riempiendoli il più possibile.
Solo che, sai cosa c’è Dio?, che in questo momento ho ancora tanti di quegli amori di ogni tipo, che non mi sembra carino salutarli, per cui magari aspetta ancora un po’, che dici?
E poi, quando arriverà quel giorno, a me basta che mi metti accanto a chi ho amato qui. Però, se puoi, lasciami un buco, una finestrella da cui guardare giù che io, a questo mondo, sono proprio affezionato.
È il mio mondo.
Ecco, Blumùn è una canzone che ama la vita in ogni forma, anche la sua caducità, e proprio per questo la celebra con allegria, con la consapevolezza della sua bellezza e dell’importanza di godere di ciò che si ha oggi, più che di soffrire per ciò che non si ha più o non si ha mai avuto.
Una consapevolezza splendida eppure tanto difficile da raggiungere, da ascoltare e ammirare con un obiettivo più che come qualcosa già nelle proprie mani, almeno per quanto mi riguarda.
Un piccolo regalo.
Una luna azzurra, ma un po’ cialtrona.
Buon ascolto (e, come sempre, la trovate poi in futuro in radio blog).
(Nel video l’intro non è presente, per cui vi consiglio di ascoltarla in versione completa da qui sotto).
Vecchioni, Vecchioni…
gia’ il nome che hai avuto in sorte,
Vecchioni… ma non ti dice niente?
E continui a rubarmi giorno dopo giorno
anno dopo anno…
e io a concederteli questi anni e sai perché?
Ogni anno che passa, mi piace vedere la tua faccia
da viaggiatore di commercio che ha scoperto
al casello che c’e’ lo sciopero e non si paga
e fa la faccia seria ma dentro …ride
E non mi dire piu’ niente, sì lo so;
che ti ho fregato sugli anni, se lo so!
Ma gli anni io li ho amati da incosciente,
ad uno ad uno senza preferenze:
e ridarteli indietro brucia un po’.
Non rimpiango le cose che non ho, ho no,
sono molte, molte di piu’ quelle che ho;
da viaggiatore di malinconie
mi trovo a corto di furfanterie:
le stelle della mia sera sono mie
Blumun, evanescente Blumun blu
Blumun, un po’ invadente Blumun blu
Blumun, Blumun blu
Questa luna nel cielo sembra panna,
che voglia di una lontana ninna nanna
Ho tanti amori, tanti figli addosso
che pare brutto salutarli adesso:
sono un uomo felice lo confesso.
I marinai che se ne vanno via
non hanno limiti di nostalgia:
vado nella mia sera perché è mia
Blumun, è la mia sera, Blumun blu
Blumun, è la mia vita, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu.
Blumun, a luci spente, Blumun blu,
Blumun, dolore niente, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu
Quando ci vedremo
(spero tardi, e non m’importa come),
mettimi in un posto con la donna
e con gli amici miei;
lasciami un buco per guardare in fondo,
vorrei vedere qualche volta il mondo, il mio mondo…
Blumnu, ti voglio bene, Blumun blu,
Blumun, ti voglio bene, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu.
Blumun, ho tanto sonno, Blumun blu
Blumun, in questo sogno, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu.
Ma non ti sei mai chiesto Roberto
se questi nuovi anni li hai avuti come premio?
Ma io credo che capirai tutto davvero,
soltanto all’ultimo pezzo
quando la mano dell’ultimo amico
o dell’ultima donna ti sfiorera’
appena per salutarti
Cosa celebri oggi?
Il poter dire “sì, ho avuto molto, ho vissuto molto, sono felice”.
Un obiettivo a cui non dimenticare mai di aspirare.