Pause
Tra i tanti aspetti che chi ha sempre lavorato come dipendente fa fatica spesso a comprendere di chi lavora in autonomia c’è, se quest’ultimo non ha un giro di entrate piuttosto ragguardevole, quella che chiamo la “dicotomia del riposo”.
Provo a spiegare, sperando di riuscire a trasmettere la sensazione.
Partiamo da un presupposto che dovrebbe essere banale: se lavori in proprio vieni pagato esclusivamente per le giornate in cui lavori; chi lavora dipendente prende sempre lo stipendio e, anzi, in alcuni mesi ne prende due (chi una volta, chi due l’anno). Cosa significa questa ovvietà? Significa che chi lavora in proprio, ogni volta che ha bisogno o decide di concedersi del riposo, lo sta facendo di tasca propria, sta letteralmente spendendo il doppio se non di più, perché qualunque cifra lui spenda in quel periodo non è integrata da alcun tipo di entrata.
“Beh, ti rifai gli altri mesi” potrebbe obiettare qualcuno, saltando a pié pari la mia premessa “se non ha un giro di entrate ragguardevole”: perché sarebbe il caso di abbandonare queste leggende metropolitane degli autonomi che lavorano due ore al giorno e poi vivono praticamente di rendita; ci sono pochi fortunati che magari sono in condizioni non dico uguali a tale leggenda, ma comunque avvantaggiate, ma la maggior parte di noi si barcamena cercando di vivere una vita dignitosa con le entrate a disposizione. Finché queste entrate ci sono.
Quindi scegliere di riposare significa dover decidere tra concedersi una meritata pausa sapendo che si rinuncia alla tranquillità economica per quel periodo oppure non concedersi nulla, cercare di fatturare il più possibile ma finendo poi per esaurire totalmente le proprie energie.
Per questo sindacare sulle ferie di chi lavora in proprio può essere offensivo, perché se quella persona ha deciso di fermarsi significa che ne ha davvero bisogno, tanto da rinunciare a essere pagato per quel periodo pur di farlo: sarebbe carino ricordarselo, ogni tanto, almeno si eviterebbe il rischio di sentirsi rispondere molto male dopo l’ennesima allusione.
Cosa celebri oggi?
Celebro l’aver imparato quali devono essere le mie priorità, anche se non sempre riesco a metterlo in pratica. Celebro il rispetto per le mie esigenze rispetto all’abbassare la testa davanti a qualunque richiesta. Celebro la capacità di ricordare il mio valore a me prima che agli altri. Celebro il rispetto di chi capisce e la speranza che altri imparino.