Circolare
Giovedì ho ricevuto una telefonata.
Una persona che lavorava per un mio (ormai ex, in quanto trasferitosi) cliente storico.
Sembra che ora lavori per un altro e che gli piacerebbe usare un software che avevo sviluppato per il primo (ma di cui detengo la proprietà, ovviamente), così mi ha chiesto un preventivo per metterlo a disposizione.
Partiamo dal presupposto che questo software, negli anni, è costato varie migliaia di euro tra sviluppi, integrazioni, aggiunte e via dicendo e che, essendo ormai a regime, potrei tranquillamente offrirlo a cifre basse: nel caso di queste persone ho pensato a un canone di servizio, onestamente, basso.
Poi, però, la tizia ha iniziato a dirmi “però mi raccomando, eh? Che sai, loro sono piccolini, non possono spendere, non sono mica come l’altro, trattaci bene”.
Ecco, se chi mi legge mi conosce, sa che questo è esattamente quello che non bisogna dirmi, dato che non solo le mie tariffe sono più che oneste, ma che ho smesso da tempo di svendermi e correre dietro a quelli che vogliono fare le braccia corte prima ancora di iniziare.
La mia risposta è stata molto netta: “guarda, io sono impegnatissimo e queste sono le mie tariffe. Per meno, onestamente, non vale la pena per me distogliere attenzione da quello che faccio per dedicarla a voi.”
La tizia ha glissato e mi ha chiesto comunque il preventivo, che ho regolarmente preparato e inviato venerdì mattina.
Ovviamente non ho avuto non dico conferma, ma neanche un cenno di risposta e sono ragionevolmente sicuro non arriverà.
Mi dispiace? Me ne preoccupo? Assolutamente no.
La tariffa che ho proposto è sinceramente ridicolmente bassa (pur essendo un compenso che ritengo adeguato in questo caso) e se viene ritenuta eccessiva, per quanto mi riguarda possono continuare a usare carta e penna.
Mi spiace, signori, ma il tempo in cui io dovevo convincermi del mio lavoro e dei miei prezzi sono finiti: non potete permettervi il mio lavoro? Allora non ve lo meritate. Andate pure altrove.
Saluti, baci e cose buone.