Metterci la faccia

Nel penultimo atto di Cyrano, Cristiano, scoperto l’amore del suo amico per Rossana, si impunta perché le venga detta la verità, così che lei possa decidere chi amare.
Cristiano, infatti, che non è stupido, contrariamente a quanto si pensi, ma solo “incapace di parlare d’amore” non è disposto a vivere una menzogna e non vuole essere amato per qualcosa che non è.
Lui ama Rossana, la ama veramente, e non può accettare di averla con l’inganno, con una recita. Una finzione.

Si potrebbe obiettare che lui accetta l’inganno fin dall’inizio, ma non è esattamente così: lui è convinto che Cyrano stia raccontando i suoi sentimenti (e, se vogliamo, è la verità, solo che sono sentimenti condivisi da entrambi), ma che Rossana stia innamorandosi tanto del suo viso quanto delle parole; il problema nasce quando lei gli dice che lo amerebbe anche brutto, lasciando l’amore alle sole parole.

Non sto ad approfondire il fatto che le parole, prive di sentimento, sarebbero vuote e che pertanto anche Cristiano meriterebbe l’amore di Rossana, ma mi interessa il pensiero del giovane cadetto, perché mi ritrovo fortemente in lui.

Ci pensavo anche stasera, vedendo una versione riadattata del Faust, quando il protagonista conquista Margherita grazie a una collana magica: lui la desidera al punto da volerla avere a tutti i costi, magia inclusa.

Ecco, io questo non l’ho mai capito. Penso ai tanti che si vendono per ciò che non sono, che si fingono persone totalmente diverse, che arrivano a mentire in modo più o meno grave (per non parlare di chi mette direttamente mano al portafogli) pur di conquistare o, se vogliamo allargare il discorso fuori dalle relazioni amorose, pur di aver un riconoscimento, a volte semplicemente una fama più o meno effimera (pensate ai tanti che copiano testi, immagini, tweet, che plagiano, che rubano idee e via dicendo).
Non lo capisco, lo ripeto.

Che soddisfazione c’è nell’ottenere le cose così?
Occhio, non è moralismo, neanche lontanamente, è proprio non capire.

Supponiamo che io sia bravissimo a vendermi o che abbia una pozione magica per fare innamorare una persona che altrimenti non mi degnerebbe di uno sguardo; lei non lo saprebbe mai, per cui perché non farlo? Perché non prendere la scorciatoia?
Perché io lo saprei.
Perché io non sarei amato/desiderato/apprezzato per ciò che sono, ma per una finzione.

Non sarei io il destinatario, ma solo una piccola sanguisuga attaccata nel punto giusto.

Certo, otterrei la parte materiale dei miei desideri, ma saprei di non meritarla.

Che razza di soddisfazione ci sarebbe?

Se pubblicassi un giorno il mio romanzo pagando per farlo stampare, che soddisfazione potrei trarne? Di potermi vantare? A che pro?

Potrei andare avanti a oltranza, ma penso si sia capito.

Non mi è mai interessato e mai mi interesserà ottenere qualcosa fingendo di essere ciò che non sono: preferisco avere poco, o avere il giusto ma ammazzandomi di fatica, ma sapere che ciò che ho è conquistato grazie solo a una cosa. Me stesso.

E, guardandomi intorno, certe volte mi sembra di essere strano, ma poco importa.

Cristiano aveva ragione: che mi ami per chi sono o che non mi ami affatto.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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