Il tuo nome
Io non ho chissà quali cultura relativa al Paese del Sol Levante e alle sue varie forme d’arte. Sono cresciuto, certo, con decine di cartoni animati, telefilm e, in rari casi, film giapponesi e, in anni molto più recenti, mi sono innamorato di Murakami Haruki.
Questo è tutto.
Però una delle cose che più mi ha colpito della narrazione giapponese, sia essa in un racconto o romanzo di Murakami, in un film di Miyazaki o in altre opere di cui ho avuto modo di usufruire, è il non focalizzarsi quasi mai sul perché delle cose.
Cerco di spiegarmi meglio: uno dei punti saldi di molta letteratura e cinematografia occidentale, soprattutto in ambito fantastico, è la spiegazione, il dare una motivazione per cui certe cose accadono; questa può essere esplicita o può trovarsi implicitamente nell’ambientazione e nelle situazioni. In qualche modo c’è (e ci deve essere) un motivo plausibile per cui qualcosa avviene in un certo modo.
Ovviamente si tratta di un modo di narrare che sento molto mio, ma mi rendo conto che in qualche modo ha i suoi limiti.
Molte storie giapponesi che ho letto o visto, invece, non si pongono il problema se questo è un ostacolo alla narrazione. Qualcosa succede semplicemente perché succede. Le cose accadono. A volte accadono cose reali, a volte cose fantastiche e non è dato sapere se c’è qualcosa dietro, da cosa sono causate, perché sono avvenute. Sono avvenute. Punto.
Può sembrare estraniante, può destabilizzarci e lasciarci con la sensazione che manchi qualcosa, eppure… eppure questo approccio rende la narrazione talmente malleabile da permettere di fare quasi tutto e fare accettare quasi tutto perché quel tutto si adatta perfettamente alla storia e se la storia scorre bene non ci serve davvero altro.
Un po’ come le favole, se ci pensiamo: nelle favole le cose accadono e non sempre sono sensate o hanno bisogno di motivi; accadono perché accadono.
Ecco.
Ecco quindi che in una storia (in un film di animazione derivato da un romanzo, per la precisione) può capitare che un ragazzo e una ragazza si incontrino nei loro sogni e si scambino periodicamente i corpi. Un giorno ogni tanto vivono le vite dell’altro. E si conoscono vivendo l’altra vita. E si uniscono. E migliorano lentamente le reciproche esistenze.
Perché succede? Che importanza ha? Succede. Succede e ha conseguenze. Succede e tocca le loro vite in modi imprevedibili.
Succede e, soprattutto, porta a raccontare della ricerca che ognuno di noi fa di ciò che gli manca, di ciò che gli è necessario per sentirsi completo. E se quel qualcosa l’avessimo già incontrato in un sogno? O assaporato e poi dimenticato? Se sapessimo ciò che ci serve ma ce ne siamo dimenticati?
Molti di noi hanno vissuto quella sensazione, io di sicuro: quella di aver bisogno di sentirsi completi e non sapere cosa potrà aiutarci. Sensazioni che durano giorni, mesi, a volte vite intere.
Cosa le causa? Da cosa nascono? Sono vere o no?
Your Name, questo il nome del film di cui sto parlando (che purtroppo finiva la presenza in sala oggi, ora dovrete attendere il dvd, probabilmente) prova a dare non dico una risposta, ma di sicuro qualche spunto e lo fa con fantasia, delicatezza, intelligenza e anche qualche colpo di scena più o meno prevedibile.
E no, non vi dirà perché certe cose accadono. O come.
Ma accadono.
E a volte basta così.