Guardando indietro

L’esistenza di un blog vecchio come questo (se consideriamo anche il suo antenato) ha un effetto importante e non del tutto casuale: mantenere la memoria. Se Facebook, da qualche tempo. propone i ricordi, i blog sopravvissuti l’hanno battuto sul tempo. E se su Facebook si può trovare una foto o una frase di qualche anno prima, andando indietro su un blog si trovano facilmente stralci di vita.

In questi giorni inizia un periodo particolare per mille motivi, per me. Ricordi piacevoli, altri dilanianti, altri ancora dolorosi. E io, che a volte so essere veramente masochista, sono andato a sbirciare i post di otto anni fa. Quelli del primo dicembre e quelli a seguire (chi fosse curioso può imitarmi guardando qui e sfogliando le pagine)

Inutile dire quanto le emozioni che provo rileggendoli siano varie e sfaccettate.

Se guardo i post del primo dicembre la sensazione è di tenerezza: mi preoccupavo solo del lavoro, in quel momento, non sapendo cosa sarebbe capitato due giorni dopo e nelle tre settimane successive.
È uno di quei pensieri che mi destabilizza sempre, se mi fermo a pensarci: il passaggio dalla normalità all’emergenza, dalla felicità al dolore, dalla vita alla morte nel giro di pochi istanti; nessun preavviso, nessuna possibilità di intuire o prepararsi. La vita cambia e tu puoi provare a sopravviverle, non certo resisterle.

E poi ci sono i post dei giorni a seguire. La situazione che pian piano crollava. I commenti pieni di affetto (e colpisce vedere che qualcuno di quei nomi è ancora in qualche modo nella mia vita, così come viene da chiedersi dove siano gli altri), la mia gratitudine, la stanchezza.
In un commento, una cara amica, finisce per scrivermi “sembra la lettera di un soldato dal fronte” e mi rendo conto, a distanza di anni, di quanto sia vero.
E mi rendo conto ancora di più di quanto da allora la guerra non sia mai davvero finita. Qualche tregua, sì. Qualche armistizio. Ma la guerra non è mai finita. Ha cambiato fronte. Sono cambiati gli eserciti nemici. Ma la lotta, quella, è continuata. E ogni volta che sembrava non fosse possibile fare di più, mi sono dovuto dimostrare il contrario.
Ma molto è iniziato in quei giorni.
O forse è solo la mia mente a immaginarselo.
Non lo so.

Quello che so è che, tornando a quel primo dicembre, riportai una citazione che trovo perfetta anche oggi.

La riporto, a chiudere in qualche modo il cerchio.

A chiudere, se possibile, la guerra.

“Quando sogni, a volte ricordi. Quando ti svegli dimentichi sempre”.

E io, si sa, sono incapace di smettere di ricordare.

Sarà anche per questo, forse, che sono incapace di smettere di sognare.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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