The day after
Scrivere un post, questo post, oggi richiede una forza di volontà notevole, ma cercherò di farlo comunque, soprattutto per averne futura memoria; avviso, però, che sarà un flusso di pensieri senza intenzione di essere un’analisi di anche minima rilevanza: sono solo io che provo a metabolizzare.
Ciò che temevo ieri è, alla fine, diventato realtà.
Ho trascorso la giornata in uno stato apatico e spaventato simile solo alle sensazioni provate dopo un attentato e, a dirla tutta, per me questo è: l’elezione di Trump rappresenta un attentato a tutto ciò in cui credo; al rispetto, all’uguaglianza, all’empatia, alla solidarietà, alla parità di diritti per tutti, all’onestà.
L’elezione di Trump È un male, senza se e senza me.
Chiunque affermi che la Clinton non fosse tanto meglio, che i due fossero paragonabili è parte del problema, senza se e senza ma.
Da una parte abbiamo una politica navigata che può essere odiata, disprezzata, considerata non adeguata, ma che avrebbe portato avanti (egoisticamente o meno, con più o meno successo) una strada iniziata da Obama nei suoi otto anni di mandato. E poi sarebbe stata la prima donna presidente degli Stati Uniti.
Dall’altra parte c’era, invece, un omofobo, misogino, razzista, molestatore e criminale (non sono illazioni, ricordiamolo) senza alcun rispetto se non per le sue esigenze. Il fratello più grosso e cattivo di Berlusconi.
Non c’è differenza? Sul serio?
Questo risultato è sbagliato e non perché non accetti una votazione democratica, bensì perché pur avendo un rispetto smodato per il concetto di democrazia, è sempre più evidente che la piega che la democrazia moderna sta prendendo è pericoloso perché permette aberrazioni.
Nel momento in cui l’elettore vota di pancia o non sapendo ciò di cui sta parlando (e mi riferisco alle votazioni su Brexit ma anche al nostro Referendum Costituzionale) come accidenti si può considerare il suo voto come adeguato e da rispettare?
Quando la realtà non ha maggior importanza delle menzogne finché queste toccano le corde giuste, c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato e noi ci siamo immersi fino al collo.
Farage. Putin. Trump. Salvini. Grillo. Le Pen.
Devo andare avanti?
Ma sia chiaro: questi non sono cause, non è qualcosa che è esploso oggi, non è un fulmine a ciel sereno; questo è l’effetto di anni e anni di accumulo, di distacco tra popolo e politica, di un linguaggio comune che non esiste più; e quando chi vota non si sente compreso, si appoggia da chi urla facendogli credere di farlo per lui.
È sempre successo, ma non è mai stato imparato.
Ma Trump non ha preso voti solo da chi voleva ribellarsi, ha preso (tanti) voti da uomini bianchi di cultura medio alta e, terribilmente, da donne.
Un individuo che ha affermato di poter afferrare dalla vagina una qualunque donna se gli gira è stato votato dalle donne e questo dovrebbe farci porre tante di quelle domande che non saprei da dove cominciare.
Di certo il voto dell’uomo bianco di un certo ceto dimostra che troppi vogliano ancora difendere come privilegi quelli che dovrebbero essere diritti universali.
E vogliamo parlare di sessismo? Perché, stiamone certi, in questo voto c’è anche quello. In parte nella forma più evidente: piuttosto che votare una donna, meglio un verme. Ma ce n’è anche una a cui accennavo poco fa: se si ritiene accettabile che diventi presidente qualcuno che considera normale molestare sessualmente una donna, significa che si ritengono le molestie sessuali verso le donne come, al massimo, peccatucci veniali.
E, di nuovo, se non notate quanto sia grave, siete parte del problema, anche se non avete votato.
Ma ancora abbiamo quelli che o tifavano per Sanders o per la candidata di sinistra in corsa e che pertanto hanno votato lei o, addirittura, Trump, pur di non votare la Clinton.
L’idiozia dei primi si commenta da sé: se anche il tuo candidato ti dice di votare una persona e tu, per ripicca, non lo fai, sei irresponsabile e inadatto alla vita politica. I secondi, invece, fanno parte di quella sinistra autocompiaciuta ben rappresentata anche in Italia: ben consapevoli che i loro numeri non permetteranno mai di ottenere un’elezione, finiscono per votare lo stesso un candidato inutile andando così a favorire quello che dovrebbe essere agli antipodi dei propri ideali. Come dire: io non uccido nessuno, ma ti dò la pistola in mano, te la carico e poi ti lascio libero di usarla; mica è colpa mia, eh? E invece. Sono gli stessi che in Italia fecero cadere il Governo Prodi, per capirci.
Strani compagni di letto si scelgono grazie a certi ideali.
Ma dopo questo papiro le conclusioni quali sono?
Se questa democrazia è sbagliata per come sta evolvendo il mondo che soluzione abbiamo?
Se chi fa dell’odio e delle urla la proprio bandiera avanza, come li si può fermare?
Non ho risposte e oggi ho avuto modo di confrontarmi con più persone che ne hanno quanto me.
La cosa certa è che non ci possiamo fermare, non ora, non così.
Ma che lotta si può portare avanti? Odiare chi odia non fa che alimentare e rafforzare.
Bisognerebbe insegnare. Bisognerebbe ricominciare a trasmettere cultura, informazione, educazione civica, valori civili di base. Bisognerebbe portare quelli che rispondono con la pancia a ricordare che ci dev’essere un cuore. Bisognerebbe trovare il modo di isolare l’odio in qualunque sua forma.
L’ignoranza, in ogni sua forma.
La menzogna, in ogni sua forma.
Stando in piedi, sedendoci, parlando, stando in silenzio, resistendo.
So cosa, forse.
Non so come, di certo.
Hanno vinto loro, quelli che vogliono che esista sempre un noi contro loro.
Hanno vinto parecchie battaglie.
Ora dobbiamo scoprire come vincere la vera guerra. Noi. Tutti noi. Inclusi loro.
O sarà la fine vera.