A guardia abbassata
Aveste avuto, altronde, l’ingegno così fino da potermi al conspetto dell’inclita brigata servirmi tutti i punti di questa cicalata, non ne avreste nemmeno la metà proferito del quarto d’una sillaba, chè, come avete udito, ho vena da servirmeli senz’alcuna riserva, ma non permetto affatto che un altro me li serva.
Eataly.
Vari banchetti di produttori più o meno locali invitano ad assaggiare i loro prodotti.
Mi avvicino a uno di un allevatore, mi sembra, della zona di Imperia: questo mi tende un pezzo di formaggio e aggiunge “perché lei non ne ha certo mangiato troppo negli anni”.
Rispondo con un “no, infatti”, volto le spalle e me ne vado.
Ma la rabbia è tanta.
Verso il coglione che mi sono trovato di fronte e verso me stesso.
Io combatto da sempre contro il peso, a volte colpevolmente mi sono lasciato molto andare, altre ho cercato di mettermi in riga, cosa che sto continuando a fare, con continuità.
Ho passato buona parte della mia vita a confrontarmi con questo aspetto, a partire dalle tante prese per il culo ricevute dall’adolescenza in poi.
Ho imparato l’autoironia come mezzo di difesa da certe battute: se ti fai per primo una battuta, ho iniziato a pensare (o, più che pensare, ad adottare istintivamente come comportamento), allora non potranno fartele loro.
Il che significa, sostanzialmente, “svilisciti prima che lo faccia qualcun altro”.
Il risultato? Sono consapevole di non piacermi e sono sempre stato dubbioso sul fatto di poter piacere a chicchessia, ho sempre considerato che le compagne che ho avuto si siano innamorate di me andando oltre l’aspetto fisico e non anche per quello.
Anche ora, quando Miss Sauron mi fa un complimento estetico sono praticamente incapace di accettarlo senza fare smorfie, cosa che la fa imbufalire.
E questo sono io, una persona che bene o male ha imparato a conoscere i propri pregi, i propri difetti, i propri punti di forza e a saper reagire (nella maggior parte dei casi).
Come dice Cyrano nella citazione con cui apro il post, ho imparato a fare ironia di me stesso e non permetto a nessuno se non a pochi amici di fare lo stesso.
Ma, ripeto, questo sono io e, nonostante ciò, oggi non ho avuto la risposta pronta perché sono stato preso con la guardia abbassata, perché ero in una situazione rilassata e in mezzo alla gente.
L’effetto è che io mi sono fatto il sangue amaro e lo stronzo non se n’è neanche accorto (e, comunque, non gli sarebbe importato).
Ecco, questo è quello di cui parlo e parliamo quando ci si riferisce alla gente che sente l’esigenza di giudicare ed esprimersi su cose che non la riguardano. Che sia l’essere sovrappeso, sottopeso, avere un difetto fisico o qualunque altra cosa, questo è l’esempio classico.
La gente si sente in diritto di esprimersi.
E quell’esprimersi finisce per essere sopruso, umiliazione o anche semplice fastidio per chi è dall’altra parte.
Ho scritto poco fa “avevo la guardia abbassata” e non è un modo di dire: se si ha determinate caratteristiche si impara a dover essere sempre sul chi vive perché lo stronzo di turno potrebbe capitare in qualunque momento, incluso un imbecille che non si rende neanche conto che, facendo così, ha perso un potenziale cliente.
E questa è la base delle umiliazioni.
Chiunque venga additato parte da qui.
Aspetto fisico, religione, orientamento sessuale, anche il semplice appartenere a un sesso (perché se apriamo il capitolo sulle molestie verbali rivolte alle donne finiremmo per avere un post lungo dieci volte questo): tutto parte da qui, dalla gente che pensa di poter parlare, di avere il diritto di farti sapere la sua opinione su ciò che sei, su chi sei, su come sei.
Non conoscendoti.
Non sapendo un cazzo di te.
Semplicemente perché ti ha visto per pochi secondi o frequenta certi luoghi che frequenti anche tu.
Parte tutto da qui.
E se pensate che non sia grave, siete parte del problema. Siete complici. Senza se e senza ma.
E oggi sono stato complice anch’io, per questo sono incazzato con me stesso: perché io, se non avessi avuto la guardia abbassata, avrei saputo rimetterlo in riga e forse avrei evitato certe uscite verso qualcun altro.
Ma, si sa, è uno scherzo.
Edit: una lettrice con cui ho avuto un piacevole scambio su Facebook mi ha fatto notare quanto la frase del tizio (che ho riportato esattamente come detta) fosse talmente sgrammaticata e ignorante da non essere quasi comprensibile. Il che è vero, dato che poi la mimica del momento in cui è stata detta non è stata riproducibile, ovviamente. Parafrasando, comunque, la frase era “certo, assaggi il formaggio anche se con quella stazza ne hai già mangiato fin troppo nella tua vita”. Simpaticone.