After Lucca
Difficile spiegare a chi non c’è mai stato cosa davvero rappresenti Lucca Comics (and Games).
Per me sono ormai otto o nove anni consecutivi di frequentazione e ogni volta è un intervallo di divertimento, magia e pace all’interno di un anno intenso o, come questo appena trascorso, veramente orribile.
Per chi la vede da fuori può essere una “semplice” convention come tante, sempre che l’osservatore in questione sappia cos’è una convention fumettistica: non è così; Lucca è unica, non solo in Italia, ma anche (lo affermo con una buona dose di sicurezza) nel mondo.
Frequento fiere fumettistiche dal 1991 e tutte, bene o male, si somigliano, pur con continue evoluzioni: tutte sono in un albergo o in un polo fieristico, tutte hanno stand che vendono gadget, tutte hanno qualche (o molti autori), tutte hanno cosplayers, tutte hanno alcuni (o tutti) gli editori della nazione che le ospita.
Che voi andiate a Cartoomics, a Romics, al London Supercomicon (e, probabilmente, al New York Comiccon o al San Diego) gli ingredienti saranno questi: cambiano le dosi, ovviamente, ma le basi sono queste.
A Londra, ad esempio, ho avuto modo di incontrare parecchi autori e ricevere tanti autografi, cosa sempre piuttosto complicata nelle altre, ma le case editrici erano quasi totalmente assenti: a New York e San Diego la popolazione è ormai cresciuta a dismisura complici le presenze provenienti da Film e Serie TV, che rendono quelle manifestazioni praticamente irraggiungibili; le altre hanno una maggior presenza di editori, alcuni autori e qualche ospite speciale.
Lucca è diversa.
Lucca mette a disposizione l’intera città tra le mura e tutta la sua superficie.
A Lucca ci sono, è vero, tendoni per ospitare editori e stand, ma gli incontri, i panel, alcune mostre si svolgono spesso all’interno di meravigliose chiese sconsacrate.
A Lucca le vie diventano palcoscenico e i palazzi si trasformano nell’ambientazione perfetta per il più grande cross-over immaginabile, dove chiunque diventa ciò che desidera e nessuno gli dice nulla.
Le mura di Lucca diventano una passerella di 4 chilometri per cosplayers e appassionati, con un palco per esibizioni e concerti rigorosamente nerd, mentre in un bel teatro come il Giglio si possono ascoltare passi di romanzi fantasy recitati da doppiatori o incontrare uno dei più grandi autori della storia moderna.
C’è gente. Tanta, tantissima gente. Domenica hanno staccato 80.000 biglietti, che si vanno a sommare agli abitanti della città e ai curiosi. Si potrebbe pensare che una tale mole di gente possa portare tafferugli e problemi. No. Non credo sia mai successa una rissa o altro a Lucca. Qualche scemo messosi a rischio da solo sulle mura, forse, ma niente di più.
È come se in questi giorni tutti si mettessero d’accordo per vivere e lasciar vivere, per godersi questi momenti, per divertirsi senza pensare ad altro. Certo, ci sono alcuni abitanti che non sono contenti di vedere la propria città invasa e la viabilità stravolta, ma continuo a pensare e sperare che siano la minoranza a confronto di quanti invece amano per pochi giorni vedere la propria città trasformarsi e accogliere tutti questi nerd.
Chiedete a cento persone diverse e ognuno vi descriverà la propria Lucca diversamente dagli altri: da chi non avrà mai alzato la testa da un tavolo da gioco a chi non si è perso neanche una conferenza, da chi ha speso due stipendi in arretrati e nuove uscite a chi ha cambiato cinque costumi in cinque giorni. Il bello di questa manifestazione è anche questo: diventa ciò che ognuno cerca.
Per me, per noi, è stata camminare otto ore al giorno, fare decine di foto a cosplay più o meno riusciti e più o meno geniali, vedere Frank Miller, farsi autografare il volume di Sarah Andersen, scoprire la ristampa di Ushio e Tora, trovare magliette geniali, ridere davanti alla mostra di Frank Cho e Zerocalcare, mangiare la deliziosa Torta di Riso del Caffè Ninci e abbracciare il nostro amico Gabriele, rivedere Alida e Luca della Locanda che da sempre ci ospita, pranzare con cari amici, sedersi ad ascoltare Immanuel Casto, mangiare bene, addormentarci sfiniti a orari da galline.
È stata decine di Harley Queen, i Chips, un At-At semovente, tantissimi studenti di Hogwarts, l’Uomo Tigre e Rocky Joe, Marty di Voglia di Vincere e i due di Una Poltrona per Due e tanti tanti tanti che neanche sappiamo chi siano.
È stata una notizia inaspettata e una richiesta che mi ha onorato ed emozionato, pasta e ceci e zuppe di farro, sfoglia lucchese e cantucci.
È stata mal di piedi, chiacchiere con altri in fila, spiegare a un giovincello la differenza tra Voltron e Daltanious, i nuovi volumi di From Hell e Martha Washington, il cane dietro lo stand in self area.
È stata ore trascorse troppo in fretta e la voglia che non finisca mai, come ogni anno, più di ogni anno.
E, come ogni anno, è l’immagine dei cosplayer a fine giornata: stanchi, usciti dal personaggio, che tornano piano verso l’albergo, la macchina o la stazione. Lo stessa sapore della spiaggia a settembre e del dopo festa eppure quella magia derivata da qualcosa che solo qui, su questa pavimentazione di roccia sconnessa è possibile.
nde l’idea, neanche lontanamente, ma forse un piccolo spunto lo dà.
Forse.
O almeno spero.
PS: stanotte è Samhain e ogni anno da tempo scrivo un post al riguardo, un post di chiusura e nuovo inizio. Penso che chiunque legga questo blog sappia che orribile anno mi lascio alle spalle. Zen e il dolore per la sua perdita che non passa mai, la paura di perdere casa, la spada di Damocle, le delusioni da troppe persone. Ma anche il sostegno materiale o morale di tanti altri, il ritorno di volti che pensavo persi, il tagliare, alla fine, rami secchi non per volontà ma per necessità. È stato uno degli anni più difficili della mia vita (e non è che ce ne siano stati pochi), ma è inutile continuare a rimarcarlo o scriverci un post. È Samhain. Rinasco. Rinasciamo. Non sfido la sorte dicendo che peggio del passato non potrebbe capitare, perché può sempre, ma quello che spero è che invece davanti ci sia ben altro. Leggerezza. Cose belle. Scrittura. Lettura. Esperienze di vita. Vita. A partire dalla Lucca appena finita, ecco. Buon Samhain a tutti. Che serve, serve sempre.