Plurali sblagliati

Sarò all’antica, ma ritengo che la qualità della comunicazione sia un elemento fondamentale nei rapporti interpersonali.

Lavorativamente parlando tale qualità si compone di vari aspetti, ivi inclusi un’adeguata completezza, una buona velocità di risposta e, soprattutto, la capacità di esprimere i concetti mantenendo in qualunque caso una forma di rispetto e di educazione.

Ci sono molti modi perché questi ultimi vengano a mancare: pretendere invece di chiedere, usare supponenza, non ascoltare obiezioni.

Un qualcosa che li somma in un’unica spiacevole forma è l’utilizzo esortativo della prima persona plurale al posto della seconda persona singolare (o, a volte, plurale).

Sono certo che sarà capitato a tutti qualche volta di sentirlo o, peggio, sentirselo dire.

“Facciamo questa cosa” invece di “per favore, puoi fare questa cosa”.

“Risolviamo questo problema” invece di “puoi verificare e intervenire?”.

Cose del genere.

Lo notate la differenza di tono?

La supponenza che la prima forma trasmette?

C’è solo un caso in cui il “noi” è corretto e accettabile ed è quando chi lo usa è parte attiva assieme al suo interlocutore e quindi effettivo agente: “facciamo così”, detto da chi effettivamente farà così assieme alla persona con cui sta parlando, implica inclusione. “Facciamo così” come richiesta esprime esclusivamente arroganza, presunzione, supponenza e, in molti casi, accusa.

“Risolviamo, per favore” implica “com’è possibile ci sia questo problema, imbecille che non sei altro?”, non certo “ho riscontrato questa problematica, puoi verificarla e risolverla?”.

“Interveniamo” (anche con l’aggiunta di “gentilmente”, “per favore” o simili) significa “muovi il culo”, solo ed esclusivamente questo.

E io, negli anni e con l’esperienza che ho, “muovi il culo” non me lo faccio dire da nessuno.

“Muovi il culo” implica come risposta “io il culo l’ho mosso prima ancora che tu sapessi che ci fosse da muovere il culo e se ancora ci sono problemi puoi stare certo che interverrò senza il tuo educato quanto utile sollecito”.

Ovviamente con la dovuta educazione.

Che i vaffanculo, tra le righe, si leggono comunque molto bene.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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