Vigilie
Alle vigilie di date importanti le sensazioni possono essere svariate.
Emozione, nervosismo, il “non vedere l’ora” sono le più comuni, quelle che ho sempre sentito più affini a me.
Io sono il tipo di persona che assapora, pregusta, freme, attende con ansia, che vive prima, durante, dopo, che ripete mille volte a sé (e ai poveri altri con cui ha a che fare) tanti, tantissimi “ma ci pensi?”.
Una rottura di palle, insomma.
Stasera, invece, è diverso.
Sono alla vigilia di uno dei giorni più importanti degli ultimi anni e quello che sento è… vuoto.
Dopo aver trascorso più di 8 mesi in un’altalena emotiva, in una paura costante, in una tempesta che sembrava non volere attenuarsi, dopo essere venuto a patti con l’orgoglio, dopo aver fatto più di quello che pensavo fattibile, ora non provo anticipazione perché una parte di me ha un terrore fottuto di provarla.
Sono razionalmente consapevole che ci siamo, ma penso che emotivamente ci vorranno giorni affinché tutto me stesso ne sia cosciente (oltre ad alcuni passi pratici, ma quelli ormai saranno il meno rispetto a questo ostacolo).
Chiariamo: non è che non sia felice o non mi renda conto di quanto importante sia, eh? Che altrimenti potrei sembrare un pazzo che non accetta i cambiamenti di rotta.
Diciamo, però, che (mantenendo la metafora) voglio vedere la nave girarsi, stavolta, che di finte su quel fottuto timone ne ho viste troppe e di scogli pure.
Ma il sapore lo sentirò. Non stasera, ma lo sentirò.
Ho solo bisogno di rendermene conto.