Scherzare
Una della basi dello scherzo è la condivisione. Chi fa una battuta e chi la riceve sono sulla stessa lunghezza d’onda, parlano lo stesso linguaggio e, soprattutto, col tempo i ruoli sono intercambiabili. Soprattutto, tutti concordano che si tratta, appunto, di un gioco. Per ottenere questo, l’equilibrio è molto delicato, frutto di conoscenza o, di nuovo, di un linguaggio comune; può capitare (e capita spesso) che qualcuno decida di fare o dire uno scherzo, e che il ricevente non lo consideri tale e rimane offeso o, peggio, ferito.
È usanza fin troppo comune, in questi casi, quella di girare la cosa sul destinatario: è lui che se la prende per nulla, è lui che non sa stare allo scherzo, è lui che dovrebbe accettare di più certe battute.
Ecco, nonostante possa anche capitare che qualcuno abbia una sensibilità (o una permalosità) tale da non permettere di scherzare facilmente, questo non significa che qualcun altro abbia il diritto di sindacare sulle reazioni altrui.
Questo atteggiamento di giustificare quasi qualunque cosa dicendo che si sta scherzando è la base su cui cresce qualcosa di ben preciso: il bullismo.
Immagino già che qualcuno possa dire che esagero, che uno scherzo innocente non è equiparabile a un’umiliazione continua, ma la verità è che l’unica differenza sta nell’intensità e nella durata, se vogliamo.
Il resto è uguale.
Un bullo prende una o più debolezza o punti di diversità di un’altra persona e le attacca allo scopo, quanto meno, di riderne: ridere di qualcuno e non con qualcuno è il primo passo verso l’umiliazione, verso i soprusi, verso cose ben peggiori.
Quando qualche tempo fa un ragazzo è stato sodomizzato con un compressore, la giustificazione era “stavamo scherzando”.
Quando qualcuno fa qualche battuta omofoba, poi si giustifica dicendo che “è solo una battuta”.
Quando si è suicidata una ragazza qualche tempo fa e qualcuno ne ha gioito in rete per poi venire cazziato, ha risposto che “scherzava, non diceva seriamente”.
Quando passavo giorni, settimane, mesi a sentirmi inadatto e sbagliato a causa del peso perché qualcuno a scuola si divertiva a prendermi per il culo, quel qualcuno voleva solo scherzare, a suo dire.
Peccato che se dall’altra parte quello scherzo non è vissuto come tale diventa, ripeto, un sopruso.
Un maltrattamento.
Un’umiliazione.
Bullismo.
Oggi un’amica mi ha raccontato che un suo conoscente, quando ha saputo di una sua grossa fobia, ha ben pensato di taggarla in non so quante foto apposta per sfotterla su questa fobia.
Evidentemente trovava la cosa divertente.
Il fatto che qualcuno, per una fobia, possa stare davvero male non gli è passato per la testa: lui voleva divertirsi.
Ecco, se questa cosa la fa un bambino di 6, 7, 8 anni, un genitore in gamba lo educa e gli spiega quanto sia sbagliato e quanto sia necessario rispettare le diversità e le debolezze altrui.
Se questo genitore non lo farà, ma dirà “sono bambini che scherzano”, l’adulto che ne verrà fuori sarà come lo stronzo che scherza sulle fobie altrui. O come quello che si è divertito a sodomizzare quel ragazzo.
O qualunque altro bullo che ci sia in giro.
La differenza sta tutta lì.
Poi nessuno dice che uno non possa scherzare in buona fede e scoprire di aver ferito o offeso senza volerlo. Può capitare. Ma magari, se dovesse succedere, non dite “io scherzavo, te la sei presa troppo” o cose simili. Provate con “volevo scherzare, se ti sei offeso mi scuso, non era davvero mia intenzione e non capiterà più”.
Suona diversamente, vero?