Storie

Storie.

Ovunque.

Sempre.
Storie che viviamo, che incrociamo, che intuiamo, che non immaginiamo, che ci inventiamo, che ci facciamo raccontare, che paghiamo per leggere o per vedere o per ascoltare.
Storie che incroci mentre cammini, mentre leggi un social, mentre sei seduto in metropolitana.
Storie di persone, luoghi, oggetti.

Le storie dietro quel furgone distrutto in un parcheggio abbandonato, dove ora crescono arbusti e radici, le storie di chi l’ha guidato, di chi l’ha lasciato lì l’ultima volta, di chi l’ha comprato appena uscito di fabbrica, di chi ci ha viaggiato come passeggero solo una volta, di chi ci ha fatto l’amore, di chi ci ha vomitato dentro, di chi ci ha dormito.

Storie che viaggiano in ognuno dei finestrini illuminati di un treno locale perennemente in ritardo, mentre gli occhi si chiudono o una canzone fa sognare o un libro fa compagnia o annoia o commuove.

Storie dietro le parole su un social, quelle inventate per apparire, quelle non raccontate per riservatezza, quelle che nascono nel virtuale e diventano amori o amicizie reali.

Storie parallele che si sfiorano senza incrociarsi mai, storie che si toccano per un istante, storie che si fondono diventando una cosa sola.

Storie che portano sconosciuti a diventare famiglia, amici a diventare nemici, antagonisti ad innamorarsi e viceversa.

Storie d’amore che diventano di odio o di indifferenza, “per sempre” che diventano “mai più”, “proviamoci” che diventano “per sempre”.

Amori in amicizie, amicizie in sparizioni, sconosciuti in fratelli, amici in amanti, amanti in sconosciuti.

Storie dietro le finestre illuminate al quarto piano di un palazzo, dietro un quadro appeso, una foto, una dedica.

Storie di una cameriera che in cucina chiacchiera col cuoco e di tutti i momenti che l’hanno portata a essere lì.

Storie che ci hanno condotto qui e ora. Tutti. Io che scrivo, voi che leggete.

Storie che hanno portato qualcuno a perdere tutto e disperarsi in strada, che hanno interrotto una vita troppo presto, che ne hanno salvata una spacciata.

Storie dietro un velo di tristezza negli occhi di chi potenzialmente avrebbe tutto, tranne quello che desidera veramente.

Storie di chi ha lasciato una casa che amava, di chi ha paura di partire, di chi ha paura di tornare, di chi ha paura di aver paura.

Storie di chi ha paura di non riuscire a vivere.

Storie di chi ha fatto di tutto e ancora non ha riempito il vuoto e di chi non ha mai avuto un vuoto da riempire.

Storie dietro una foto con me e mia cugina che neanche sapevo esistesse e i momenti subito prima e subito dopo quello scatto persi per sempre perché non più raccontati.

Storie dietro le rotaie di un tram e una macchina parcheggiata sopra e una donna con faccia di merda e spirito.

Storie di gente per bene, di criminali, di bastardi, di chi soffre, di chi fa soffrire, di eroi e di vigliacchi.

Voci che non sentiremo, lacrime che non vedremo, risate che non condivideremo.

Camminare su un ponte, vedere le rotaie su cui passa quel treno sicuramente in ritardo e sentire One Song Glory e rendersi conto che no, non è la Gloria in sé a fare la differenza, ma è che la nostra storia persista, esista, viva, si tramandi, venga ricordata.

Ma, soprattutto, che sia nostra e non di qualcun altro. E che ne sia valsa la pena.

Storie.

Da ascoltare, da ammirare, da rispettare.

Da vivere come un attore principale, come un comprimario o da raccontare come un semplice narratore.

O da creare.

Storie che creano altre storie.

Dust in the wind, diceva qualcuno.

Siamo davvero polvere nel vento?

No.

Siamo storie nel mondo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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