Sconticino
Italo delle 17.45 da Milano Centrale a Roma Termini, vagone di classe Smart.
Io e Miss Sauron ci sediamo ai nostri posti e poco dopo, su un sedile della nostra stessa fila arriva lei.
Non meno di sessant’anni.
Due o tre borse di Vuitton.
Abbronzatura di quelle che hanno essiccato la pelle per anni.
Capelli lunghi, almeno metà grigi, pettinati con quelle treccine brasiliane che stanno per essere dichiarate illegali per chiunque abbia più di sette anni (o almeno dovrebbero): sì, le stesse che metà delle neo-spose che partono per il loro unico viaggio all’estero della vita, tipicamente in località marina rinomata, si fanno prima di tornare in Italia.
Si siede e, folklore a parte, la ignoriamo.
Ma lei non vuole essere ignorata e, appena partiti, comincia a tirare su col naso che neanche un elefante influenzato saprebbe competere.
Poi parte la suoneria del cellulare: i messaggi standard dei Samsung, avete presente?
Ecco.
Una volta.
Due volte.
Tre volte.
Sempre a tutto volume.
Tanto a tutto volume che i tizi seduti nella fila di fronte le chiedono di abbassare.
Risposta “sì sì, ma sapete…”.
Non si capisce “sapete” cosa, rimaniamo tutti nel dubbio atroce.
Poi passa il controllore.
Viene fuori che la tizia non ha il biglietto e stava aspettando perché andassero a farglielo pagare.
Le viene detto che deve andare dal capotreno e lei risponde “non potete mandarmelo qui?”.
Signori, abbiamo la principessa sul pisello e non lo sapevamo!
Alla fine la capotreno arriva, appena dopo la comunicazione di un ritardo a causa di problemi sulla linea.
La tizia dice che deve prendere un aereo.
Chiede se quindi lo perderà.
La capotreno sottolinea che non le è possibile sapere se perderà l’aereo, dato che non ha idea di quando dovrebbe partire. (Sì, l’ho stimata molto, in quel momento).
Ma la nostra amica ci mette il carico: “ah, mi hanno detto che devo pagare il supplemento, però scusi, il treno è in ritardo, devo proprio pagare tutta la cifra?”.
Ebbene sì: Miss Vuitton, Miss “ma sapete…”, Miss “non potete mandarmelo qui” cerca di ottenere lo sconto su un biglietto che non ha fatto prima di salire!
Mi lascio andare a qualche commento tra i denti cercando di non saltarle alla giugulare.
In tutto questo, la capotreno dimostra notevole stile in aggiunta a quanto già esibito: non solo le fa presente che no, non è previsto lei riceva sconti perché nel frattempo il treno è in ritardo, quando la stilosa taccagna cerca di obiettare dicendo “eh, ma lo sapevate prima”, le sciorina una tale serie di termini tecnici col tono di chi sta parlando con un’imbecille (lo riconosco, è quello che usiamo noi informatici con certi clienti) che la tizia termina con un “ah, capisco”.
Ovviamente non capisce nulla.
Soprattutto la sua pateticità.
Scendiamo a Bologna, il treno è in ritardo di 50 minuti ormai.
E sì, io spero davvero che quel volo l’abbia perso.
Così, tanto per contrappasso.