Impegnarsi

 

Se c’è una cosa che spero si possa dire di me è che sono affidabile.
In ogni campo, sia lavorativo o privato, per me è fondamentale che le persone con cui interagisco possano pensare e dire che sì, di me si possono fidare, che se prendo un impegno, allora lo porterò a termine.

Inutile dire quanto sia importante lavorativamente: fa parte di quell’etica del lavoro e della professione che sempre più spesso ci stupiamo di trovare quando la incontriamo e, proprio per questo, dovremmo essere i primi a offrire.
Puntualità nel pagare.
Onestà nell’offrire servizi.
Volontà di non trattare il cliente come un pollo da spennare.
Desiderio di fare sempre il lavoro migliore possibile nelle condizioni attuali.
Sono cose in cui credo veramente.

E poi c’è il lato privato, dove l’affidabilità si può misurare solo con due metri ben precisi: la capacità di tenere per sé confidenze che ci vengono fatte e quella di mantenere la parola data.
Sulla prima penso non ci possano essere dubbi: la confidenze sono sacre e chiunque le diffonda è vari gradini sotto la definizione di pezzo di merda, senza se e senza ma.
Il discorso sulla parola data è più delicato.
Perché dare la parola è facile.
Promettere cose piccole o grandi è veloce come un respiro.
Sì, certo che se hai bisogno di un passaggio te lo do io.
Sì, certo che mi puoi chiamare se vuoi parlare.
Sì, certo che posso farti quel favore.
Facile, vedete?
Meno lo è rispettarle, perché parlare richiede solo aria, mantenere richiede impegno, togliere tempo a noi stessi, concentrarsi sui bisogni di qualcun altro per alcuni minuti, ore, anche giorni.
E può scocciare.
Ma il fatto è che nessuno ci costringe a prendere impegni o a fare promesse.
Nessuno.
Basta dire “no, guarda, non posso proprio” se ci viene chiesto o non proporci noi in primis (sì, succede, cavoli se succede).
Perché anche se mostrarsi disponibili può far fare una bella figura, nel momento in cui poi materialmente  non lo si è quella figura si ritorce pesantemente contro.
E l’affidabilità diventa inaffidabilità.
E la fiducia diventa sfiducia.
E il calore diventa vuoto.

Ma, soprattutto, dare una parola e non mantenerla (fatte salve impossibilità sopraggiunte o onerosità veramente eccessiva, ovvio) significa svilire il nostro valore in primis: se la mia parola non conta nulla, se non sono in grado di rispettare un impegno che io stesso ho preso, allora perché ci si dovrebbe fidare di me?
Per me è un valore fondamentale, l’ho detto.
E lo è in tutte le direzioni.
Se prendo un impegno, se faccio una promessa, cerco di mantenerli anche se mi pesa e desidero la stessa cosa venga fatta con me o che, per lo meno, mi si comunichi che le “condizioni” sono cambiate e che quella promessa non potrà essere mantenuta.

Mi sembra il minimo.

Ma, a ben pensarci, se ho bisogno di scriverci sopra un post, se spesso devo sforzarmi per far credere a chi ho davanti che sì, quando sto promettendo qualcosa è perché lo penso sul serio, che sì, possono contare su di me, allora forse non è così scontato.

Già.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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