302. Il solito guastafeste
Dopo che l’argomento è venuto fuori, oggi, con tre persone diverse, direi che è il caso di dire la mia.
Sto parlando dell’Italian Book Challenge, di cui potete leggere qui e il cui regolamento si trova qui.
Riassumo per chi non ha voglia di leggere tutto: in sostanza, 35 librerie indipendenti (e forse se ne aggiungeranno altre) si sono accordate per sostenere una sorta di sfida di lettura tra i propri clienti o (immagino auspichino) nuovi attratti dall’iniziativa.
La sfida, cito, nasce per essere “la prima promozione alla lettura delle librerie indipendenti”.
Ricordatevi questa frase, che ci ritorno dopo.
Il meccanismo?
Le librerie prepareranno delle cartoline con elencate 50 categorie di libri: i clienti dovranno acquistare un libro per categoria (cercando ovviamente di riempirle tutte) entro il 17 giugno; per ogni acquisto riceveranno un timbro sulla propria cartolina e quello che avrà ricevuto più timbri riceverà un premio dalla propria libreria.
A fine anno, poi, tutti i vincitori gareggeranno per avere il “megapremio”, ovvero un libro da ognuna delle librerie partecipanti.
Io avrei qualche obiezione.
Anzitutto: se lo scopo è leggere 50 libri in un anno (che poi è meno di un anno, ma pazienza), per quale motivo le cartoline vanno riempite fine al 17 giugno? Questo sostanzialmente equivale a chiedere che i clienti comprino fino a 50 libri nel giro di 4 mesi, per uno esborso potenziale di più di 600 euro.
In secondo luogo non è ben chiaro cosa succeda se più persone riempiono completamente la cartolina: vincono entrambe? Vince chi l’ha terminata prima? E se uno compra cinquanta libri in una botta?
E alla fine dell’intero concorso, chi decreta il vincitore?
Si parla di chi ha letto più libri tra quelli acquistati, e a parte che, di nuovo, si potrebbe obiettare che più persone potrebbero leggerne pari numero, ma come si decide che sono stati letti? Si fa un’interrogazione? Si chiede un riassunto per ogni libro?
Queste e molte altre domande sono state poste sulla pagina ufficiale e altrove e le risposte mi hanno quanto meno lasciato spiazzato.
“Ma non dovete prenderla come una sfida all’ultimo sangue, lo scopo è giocare”.
“Dobbiamo ancora decidere alcune di queste cose, vi faremo sapere”.
Queste sono state le due cose più ripetute e che più mi hanno fatto sorridere (diciamo così).
Punto primo: no, lo scopo non è “giocare”. Se lo scopo fosse “giocare” avreste previsto un meccanismo diverso. Lo scopo è vendere. È batter cassa confidando che la gente sia attratta dal termine sfida e cercando di entrare nel portafoglio di chi si sente chiamato in causa.
Formalmente è legittimo, eh? Si tratta di marketing. Però non si può parlare di “promozione alla lettura”. Voi non state promuovendo alla lettura, state promuovendo all’acquisto presso le vostre consociate che, ripeto, è anche legittimo, ma non passatelo per ciò che non è.
State facendo una sorta di racconta punti molto costosa e neanche garantita, cosa che non mi spiega bene perché dovrei fare la vostra sfida invece di comprare in Feltrinelli o da quell’Amazon cattivo che tanto odiate.
“Eh, ma noi ti diamo i suggerimenti”.
Sì, che mi dareste comunque. Solo che stavolta volete che compri 50 libri da qui a giugno.
Il marketing è cosa buona e giusta, il marketing raffazzonato è un modo per perdere clienti che, magari, sono fedeli ma si sentono presi per i fondelli.
L’impressione (che non dico sia verità, eh? Ma è quello che ho percepito) è quella di un gruppo di librai che, legittimamente, con l’acqua alla gola, si sono chiesti come incassare tanto in breve tempo e se ne sono usciti con questa genialata: la classica tecnica italica del raccogliere quel che si può al volo senza pensare al lungo periodo.
Se il punto di forza di una libreria indipendente è l’esperienza e la capacità del libraio, non si può far passare questo aspetto in secondo piano dando la priorità all’aspetto degli acquisti: il cliente invogliato compra, il cliente stuzzicato compra, il cliente provocato non è detto compri.
Perché la scadenza di giugno se non per fare (solo) cassa?
Non si spiega.
Tra l’altro è molto triste che proprio chi dovrebbe conoscere la differenza tra acquirenti e lettori spaccia per promozione alla lettura qualcosa che è promozione alla vendita.
Non mi stancherò di ripeterlo: non ho nulla contro le promozioni di vendita, ma esigo non vengano truccate per qualcosa di molto diverso.
Poi, onestamente, non si può promuovere un’iniziativa, pubblicare un regolamento, farsi pubblicizzare da quotidiani nazionali e poi dire “ah, no, scusate, a questi aspetti non abbiamo ancora pensato”.
È ridicolo, scarsamente professionale e molto maccheronico: tutte cose che, da librerie indipendenti che si professano sede della cultura, non mi aspetto.
Detto questo auguro loro ogni bene e che la realtà dei fatti mi smentisca.
Io passo la mano.
Mi sono stufato di sfide di lettura veramente nate per giocare, figuriamoci se mi metto a investire in una che si maschera da qualcosa che non è.
Bella idea, eh? Ma proprio bella bella bella…
Tra l’altro, venendo fuori con questa genialata hanno messo completamente in ombra ciò che dovrebbe differenziare loro dalle “grandi librerie”: l’amore per la lettura, l’attaccamento al libro e l’offerta di un’esperienza customizzata al cliente. L’ho già detto che hanno avuto una bella idea?
Bellissima, infatti.