280. Nebraska (o giù di lì)

Dopo averlo (finalmente) visto stasera, stavo cercando di fare un post su Nebraska, ma mi rendo conto che mi risulta difficile.

Le corde che tocca sono, a modo suo, le stesse che toccava Big Fish, sul quale ricordo di aver pianto fior di lacrime: padre, figlio, un rapporto quasi inesistente, le tante cose nascoste e non dette, le presunzioni più o meno sbagliate, i ruoli che si invertono.

In Big Fish c'era un figlio che guardava quasi con disprezzo il padre e i suoi racconti, in Nebraska ce n'è uno più rassegnato, che si trova a vedere un genitore mai veramente presente perdere lucidità e dover essere accudito e seguito.

Protetto.

Il ribaltamento dei ruoli, in Nebraska, diventa elemento portante.

Il padre non è più in grado, se mai lo è stato, di badare ai figli, non è sicuramente in grado di badare a se stesso, quindi i ruoli si invertono; ma quando accade, di solito, cadono anche schermi e veli e i genitori finiscono per diventare, agli occhi del figlio, ciò che sono sempre stati: essere umani, più o meno fallibili, con pregi e difetti.

E se in Big Fish il figlio finiva per scoprire quanto di vero ci fosse in tante cose che aveva ritenuto fantasie, in Nebraska le scoperte sono ben più terra terra, ma forse per questo altrettanto se non più importanti: il passato del padre nell'esercito, il motivo per cui era senza un soldo, le ragioni del suo bere, fino anche a scalfire la facciata del rapporto tra suo padre e sua madre o vedere i veri volti di parenti più o meno vicini.

Dall'altra parte, poi, c'è un uomo, la cui mente sta ormai offuscandosi, che si rende conto di non avere molto tempo davanti a sé e finisce per domandarsi cosa lascerà alle sue spalle.

Quale sarà il ricordo?

Quale l'eredità materiale e morale che riceveranno i suoi figli?

Tirare, in sostanza, le somme alla fine del proprio percorso e accorgersi di non essere affatto certi che i conti tornino.

E vedersi negli occhi di chi è accanto.

Vedere accondiscendenza, supponenza, preoccupazione, pietà e non riconoscersi più, sempre più velocemente.

Diventare il figlio del proprio figlio.

Resistere al fatto che possa avvenire, per arrivare a capire che l'unico modo è allearsi.

Capirsi.

Volersi bene.

E accettare che i ruoli, come dicevo sopra, possano ribaltarsi.

Un bel film che ricorda l'importanza di tornare a vedere i genitori come esseri umani fallibili ma non condannabili per questo: un bel film che, però, non rivedrò presto, almeno finché certe ferite non saranno ancora così sensibili.

 

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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