230. Filler
Alle 00.13 di un sabato sera può succedere di mettersi davanti all'ipad e non avere la più pallida idea di cosa scrivere.
La verità è che dopo sei ore di camminata vorresti solo svaccarti, magari leggere qualche minuto e poi svenire in mdo anche piuttosto disonorevole.
Ma c'è un post da scrivere e cerchi di pensare a cosa inventarti.
Vi rivelo un segreto: non è sempre così semplice.
Ci sono giorni in cui l'argomento è evidente, vuoi per una ricorrenza, vuoi perché succede qualcosa di interessante o irritante o divertente, vuoi perché ho visto o letto qualcosa da condividere.
Ma ci sono altre giornate in cui, semplicemente, tutto è uguale (e lavorando molto in casa capita di frequente) oppure dovrei mettermi a fare un diario delle cose fatte, tutte piacevoli, ma di certo ben poco interessanti per chi passa a leggere.
Tipo che dovrei raccontare che ormai al Giardino delle Camelie (se passate da Bologna fateci un salto) siamo riconosciuti come “quelli a cui dover tenere da parte gli scones”.
E no, non è edificante.
Affatto.
Oppure raccontare che qui c'è la cerimonia di accensione delle luminarie natalizie. Che inizia con 30 minuti di ritardo. E si fonde con quelle della nuova illuminazione delle torri. Che però è così simile a quella vecchia che quasi nessuno se n'è accorto. Del ritardo invece sì.
O ancora che, però, dopo per festeggiare decidono di aprire palazzi di solito inaccessibili o poco conosciuti. E finire per ammirare un Ercole e Anteo del Guercino che, da solo, varrebbe la serata.
Poi ci si aggiunge un Pretzel appena sfornato.
Una caserma in un ex-convento.
Tanti chilometri fatti.
Ma sì, alla fine qualcosa da dire c'è.
Anche solo per tenere traccia di un sabato di relax, tanto per cambiare.
– Uh, che bello, c'è il gioco “impasti viscidi”– Ma veramente non ne hai bisogno. Basta tu ti metta a cucinare