222. Porpora
“Uomo Porpora”.
Diciamocelo, è un nome parecchio stupido.
Un personaggio con la pelle, appunto, color porpora: degno figlio fumettistico degli anni in cui è nato.
Eppure l'Uomo Porpora, Killgrave, aveva un potere tra i più pericolosi mai pensati: era in grado di controllare mentalmente le persone, di far fare loro qualunque cosa lui desiderasse; negli anni 60 e 70, ma anche oltre, un personaggio con potenzialità del genere era sprecato nell'ingenuità dei contenuti del periodo.
Poi è arrivato il 2001 e ha portato un autore nuovo, un personaggio nuovo, idee nuove.
A fine 2001 inizia a uscire Alias, una serie creata da Brian Michael Bendis con protagonista un personaggio di cui nessuno aveva mai sentito parlare: una certa Jessica Jones.
La serie era nuova, particolare, anche coraggiosa: disegni molto difficili ma, soprattutto, argomenti e ambientazioni mature che si discostavano parecchio dal fumetto mainstream Marvel.
In Alias c'era tutto lo sporco di una New York che non era e non poteva essere solo supereroi, c'era droga, sopraffazione, c'era addirittura una giovane Spider-Woman che finiva per essere abusata e drogata.
E c'era Killgrave.
Non più “Uomo Porpora”, quel nome proprio stonava.
Solo Killgrave.
E il suo potere veniva mostrato in tutto ciò che di orribile poteva essere.
L'abuso mentale.
La distruzione della volontà altrui.
Vite distrutte da qualcuno che, per capriccio, avrebbe potuto far suicidare un qualunque essere umano.
Ora questi personaggi sono arrivati sugli schermi, da oggi “Jessica Jones” è visibile su Netflix e, dopo averne visti solo quattro episodi, posso confermare che gli autori hanno compreso perfettamente non solo lo spirito della serie di Bendis, ma anche e soprattutto l'orrore di un personaggio come Kilgrave (una l si è persa dal fumetto al telefilm).
E l'orrore non è dato dal fatto che sia spregiudicato, o che abbia poteri, l'orrore peggiore nasce dal suo essere “reale”, perché non serve avere poteri di controllo mentale fumettistici perché si possa essere abusivi verso chi è più debole.
Quanti abusi mentali, quante violenze psicologiche prima che fisiche vediamo o sentiamo raccontare senza renderci conto di cosa possano lasciare nelle loro vittime, degli strascichi, dei sensi di colpa.
“Non è colpa tua” è una delle frasi che si sente più spesso e l'unica che non dovrebbe essere necessario dire a una vittima.
Non di Kilgrave, non di abusi nella vita reale.
Vedere Jessica Jones, al momento, al netto della qualità enorme della serie in sé è anche un modo per capire: per metafore, forse, per iperbole, può essere, ma tanto vicini al reale da spaventare proprio per questo.
Perché di Kilgrave, nella vita reale, ce ne sono parecchi.
Il problema è che loro non si riconoscono dalla pelle (nei fumetti) o dagli abiti (nel telefilm) color porpora.