178. Un’altra serata stellare
Sono stato fortunato.
Quando la settimana scorsa avevo visto su Facebook che ci sarebbe stato un ulteriore incontro con Samantha Cristoforetti, questa volta al mio amato Planetario e, addirittura, insieme ai suoi compagni di missione Terry Virts e Anton Shkaplerov temevo veramente di non riuscire ad andare a causa della quantità di richieste.
In effetti il rischio c’è stato, tra centralini saltati, code di telefonate e così via, ma alla fine, come dicevo, sono stato fortunato e stasera ero lì per ascoltare di nuovo della Missione Futura ma anche e soprattutto per sognare ancora un po’.
Non starò a raccontare di nuovo le impressioni e ciò che Samantha ha mostrato: sarebbe in parte un replicare quanto scrissi dopo la serata al Piccolo e non ha molto senso.
Però posso raccontare qualche piccola chicca.
Tipo il continuare a sentire parlare tutti gli astronauti al presente riferendosi alla stazione spaziale: “qui è dove dormiamo”, “qui è dove mangiamo”, “facciamo esercizio in questo modo”.
Sono tornati a Terra, certo, ma non c’è dubbio che ognuno di loro punti a tornare lassù il prima possibile.
Così come non c’è dubbio che se ci fosse un’ipotetica missione su Marte, la nostra Samantha sarebbe felice di partecipare (e la sua mano sventolante mentre veniva fatta la domanda è indice dell’entusiasmo con cui lo farebbe).
Ma ci sono stati due momenti particolarmente emozionanti, uno visivamente e l’altro mentalmente.
Il primo è avvenuto mentre sulla cupola del Planetario venivano trasmesse foto della missione.
A un certo punto si è vista la stazione spaziale da fuori, immersa nello spazio: in quel momento la cupola era scura e il Planetario (inteso come il proiettore) trasmetteva ancora le immagini delle stelle; in quell’istante è stato come essere là fuori e vedere sul serio la stazione spaziale immersa nello spazio.
E un po’ il fiato mi è mancato.
(Purtroppo la foto rende poco, abbiate pazienza).
L’altro momento è stato verso la fine, quando una ragazzina ha chiesto a ognuno dei tre cosmonauti se avessero mai ventilato di mollare il proprio sogno prima di raggiungerlo.
La risposta è stata immediata, diretta, senza fronzoli.
No.
Nessuno di noi ha mai pensato di mollare.
Perché se pensi anche solo una volta di mollare, non raggiungerai mai lo spazio.
Se pensi anche solo una volta di mollare, non raggiungerai mai le stelle.
Grazie di avermelo ricordato, ragazzi.
E che la prossima missione arrivi presto.
Secondo me tu hai un debole per le trentine! 😉
O per le astronaute? 😉