158. Di speranze d’amore

Questo è un post che rischia di perdersi in semplificazioni, generalizzazioni e punti di vista parziali: ne sono cosciente, corro il rischio e voi ritenetevi avvertiti.

Ci sono due persone, due amiche, che stanno vivendo a modo loro una situazione sentimentale pesante.

Non entro nei dettagli per ovvi motivi e sicuramente una delle due è in una situazione molto più “lieve” rispetto all’altra, ma c’è una costante che vedo in loro e che continuo a vedere in giro.

Perché non vi amate?

Non tra di voi, non come coppie, ma come persone.

Perché non amate voi stessi/e?

Perché non pensate che se una persona sta con voi non lo fa per altruismo né per elemosina?

Perché non vi rendete conto che se stare con una persona vi fa soffrire allora quello non è amore?

Non è amore da parte di quella persona e, soprattutto, non è amore neanche da parte vostra: è attaccamento, dipendenza, paura, ma non amore.

Certo, ci sono fasi, momenti in cui l’amore può essere sofferenza, ma non può e non deve essere il suo status quo.
La persona che dice di amarvi deve farvi stare bene.
La persona che dice di amarvi deve volere il vostro bene.
La persona che dice di amarvi deve essere felice di stare con voi, deve essere felice se voi lo siete e deve essere felice per ciò che siete.

Se piangete.
Se accettate briciole.
Se prendete dei contentini come se fossero delle conquiste.
Se continuate a sperare che domani andrà meglio.

Quello non è amore.

È attaccamento morboso a una speranza.
È non voler accettare di aver sbagliato (che è normale! Tutti sbagliamo! Sempre!).
È aver paura che non arriverà più niente di simile (ed è vero. Di simile probabilmente no. Di meglio statene certi/e).
È dirsi che piuttosto che niente è meglio quello (no! Se vi uccide dentro non è meglio. Non è mai meglio!).

Non è amore.

È veleno.

E il veleno uccide quasi sempre.

Poi lo so, uno potrebbe dire “smuovetevi, su”. Anche a me verrebbe istintivo farlo.
Ma capisco cosa accade.
Ci sono passato anch’io anni fa, è capitato anche a me di non voler accettare che qualcosa non fosse ciò di cui mi ero illuso, che quel sapore non l’avrei più sentito, che in realtà era forse falso fin dall’inizio.
È stato uno dei periodi peggiori della mia vita. Una delle volte in cui ho perso maggiormente la cura e l’amore per me stesso.

Lo so che è difficile. So che a volte, per quanto si stia male, per quanto ci si renda conto di essere in una situazione folle, non ci si stacca per non so quali paure recondite.

Ma la verità è che si deve partire da un punto preciso.
Amare se stessi.
Se non vi amate potreste essere fortunati e trovare chi vi ama comunque, ma potrebbe capitarvi lo stronzo di turno che fiuta la vostra debolezza e se ne approfitta.
Se vi amate siete in grado di stare alla larga.
Se non vi amate rischiate di farvi zavorrare.

Se non vi amate voi, chi può farlo?

Amatevi.

Solo questo.

Amatevi.

Leggevo questa frase oggi:
“..siamo lenti a smettere di amare perché fino alla fine speriamo di essere riamati..”

La attribuiscono in rete ad Ovidio, onestamente non so se sia vero.

Ma la frase, in sé, è vera.

Il problema è che quella speranza, a volte, è quanto di più mal riposto possa esistere.

Tutto sta a vedere la differenza, ma per farlo bisogna (lo ripeto) amarsi.

Tutto qui.

Forse la cosa più difficile che esista.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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4 risposte

  1. La Strega ha detto:

    Aggiungo che, in genere, lo stronzo fiuta sempre la debolezza di una persona che non si ama lontano mille miglia. Tipo squalo.

  2. giuseppe ha detto:

    poi è vero che…è bello dirlo ma difficilissimo farlo….per n motivi ma lo è 🙂

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