114. Ancora non vi vergognate?
Qualche notte fa un mio coetaneo è stato picchiato a Genova.
Di notte, su un autobus, mentre stava tornando a casa dalla sua compagna.
Una ragazza del branco ha deciso che quell'uomo era troppo strano.
Che era sbagliato.
Che era uno “schifoso omosessuale” che stava guardando il suo uomo.
Mi importa poco sottolineare che non fosse vero, perché non cambia la gravità della cosa.
Il branco ha deciso che quell'uomo meritava una lezione per ciò che era o che pensavano fosse.
Andava estirpato.
Andava punito per il semplice fatto di esistere ed essere com'era.
Alle sentinelle in piedi.
A coloro che “i gay vanno curati”.
A quelli che “ora sono gli etero a dover essere tutelati”.
A chi insulta qualcuno dandogli del frocio.
Alle Meloni, i Giovanardi, i Salvini.
A chi “dobbiamo proteggere i bambini da questa gente”.
A chi “la famiglia è solo una”.
A tutti voi che diffondete il vostro veleno.
Il sangue di quell'uomo è sulle vostre mani tanto quanto sulle mani di quelle merde che l'hanno picchiato.
Ogni pugno è stato dato da voi.
Ogni calcio.
Ogni sputo.
Siete stati voi.
State depositando il vostro odio in un conto molto capiente.
Occhio a quando sarete costretti a prelevare.
Potrebbe esplodervi in faccia.
Merde.