69. Pausa

Svegliarsi alle 6 per provarci, provare ad andare via. Un paio di giorni. Almeno quello.

Viaggiare due ore e altre due.

Tornare in luoghi del cuore, dove l’anima in qualche modo riesce a trovare pace.

Passeggiare, con calma, mangiare hummus e falafel, bere un caffè, farsi sorprendere da un diluvio, salutare un amico.

Raggiungere un luogo nascosto tra boschi e colline.

Un borgo.

Un piccolo appartamento.

Qualche formica di troppo, ma pazienza.

Una piscina.

Boschi intorno.

L’acqua fredda solo per qualche istante.

Respirare.

Idromassaggio e cascate d’acqua su spalle e testa.

Cielo blu e nuvole che si alternano.

Un libro che esorta a imparare a chiedere.

Rondini che giocano con l’acqua della piscina.

Una coca, patatine, pistacchi.

Guardare il cielo, le nuvole, un raggio di sole che spunta testardo.

Desiderare di vivere così, sapere che è impossibile, ma coglierne ogni istante la bellezza.

Domani tornerai a casa, a ciò che di bello hai, cercando di goderne senza paura, e ciò che di brutto ti affligge, cercando di affrontarlo nonostante la paura.

Ma ora sei qui.

E stasera cenerai nel luogo del cuore.

E camminerai.

E respirerai.

E inizierai, di nuovo, da qui.

 

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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