67. Selma cinquant’anni dopo
Andare a vedere Selma, in qualche modo, dovrebbe dare speranza.Speranza che lottando per i diritti fondamentali alla fine si riesca a vincere.
Speranza che razzismo, segregazione, disprezzo del diverso possano essere sconfitti.
Speranza che la non violenza, anche se aggressiva (sembrano termini in contraddizione, ma non lo sono affatto) possa raggiungere qualunque cosa.
Dovrebbe.
Poi però lo vai a vedere in un giorno come oggi, dove nove persone sono state uccise per razzismo.
Lo vai a vedere in un periodo come questo, quando il razzismo, l’intolleranza, l’assenza di empatia tornano ad alzare la testa nel modo più subdolo, pericoloso e schifoso possibile.
E ti chiedi se davvero ci sia quella speranza.
Se davvero alla fine sarà possibile vincere.
Se l’essere umano può davvero diventare qualcosa di più o se, alla fine, sia solo l’animale più crudele e perverso di tutti.
Ma vuoi sperare.
Devi sperare.
Vuoi davvero crederci.
Vuoi, forse, illuderti.
Non puoi permetterti di non farlo, per non perdere la tua umanità.
E quindi ben venga Selma.
Ben venga vedere lo schifo che possono fare certi individui, per riconoscerlo prima che ci possa sopraffare.
Ben venga leggere che una donna bianca fu uccisa dal Ku Klux Klan cinque ore dopo la marcia solo perché aveva partecipato a sostegno, per ricordarci che l’odio è cieco e non si sazia mai e se oggi sei al sicuro, domani sarai l’obiettivo.
Ben venga sentire le parole del Dr. King “dicono ai poveri bianchi menzogne perché si possano sentire superiori ai neri e stare zitti quando hanno fame”, come avviene oggi quando si fa credere che le cause di tutti i male siano gli stranieri.
Ben venga un presidente come Lyndon Johnson che, dopo mille paure e tentennamenti, decise di distinguersi da “gente come voi” (rivolto al governatore dell’Alabama) e firmare la legge che diede definitivamente il voto ai neri.
Ben venga pensare che nel 1965 un uomo di più di ottant’anni votò per la prima volta nella sua vita e che nel 2015 un nero è al suo secondo mandato di presidenza.
Ben venga.
Perché abbiamo bisogno di ricordarci il peggio e il meglio di ciò che esiamo.
Perché la paura e l’odio si possono sconfiggere solo con la speranza.
La speranza di poter essere migliori: non (solo) come individui.
Come specie.