65. A casa loro
Dell’emergenza di questi giorni penso sappiano tutti, tra informazioni reali e fittizie e avvoltoi più o meno affamati.
Vivendo a Milano ho guardato con attenzione allo svolgimento e se da una parte leggevo allarmisti che dicevano che la situazione in Stazione Centrale era insostenibile mi capitava anche di leggere persone che conosco di persona e di cui mi fido che affermavano che il tutto, per quanto difficile, stava venendo gestito al meglio.
Oggi stesso il Sindaco Pisapia ha comunicato che la situazione si stava stabilizzando e che entro mercoledì sarebbero state trovati provvedimenti definitivi, pregando di non portare più roba in Stazione Centrale, dove ce n’era a sufficienza, ma distribuire eventualmente sugli altri centri.
Quindi possiamo tranquillamente dire che una certa Milano, quella dell’altruismo, quella dell’accoglienza, quella dell’umanità, è riuscita a farsi onore.
Peccato non ci sia solo quella Milano, così come non ci sia solo quella Italia.
Peccato esista anche l’altra faccia della medaglia che, nei commenti al post del Sindaco, è comparsa resistente come l’erbaccia che rappresenta, con tutte le frasi fatte, qualunquiste e palesemente false che la contraddistinguono, pronunciate da burattini che si ritengono libere non sentendo la mano che le governa (e vi ricordate dove si infila la mano nei burattini, vero?).
Allora mi è venuta voglia di prendere alcune frasi fatte e provare a rispondere. Non con l’umanità, l’empatia, la giustizia sociale, ma col ragionamento. Non credo servirà. Magari è solo un mero esercizio dialettico, ma ci provo.
Aiutiamoli a casa loro: un classico, no? Bisogna aiutarli a casa loro. Partiamo dal presupposto che da oggi li si aiuti a casa loro. Aiutarli a casa loro significa andare a interrompere guerre, creare infrastrutture, vigilare sul mantenimento di sicurezza, equità, ecc.
Significano costi.
Costi enormi.
Costi ben più alti, nel loro totale, a quelli che stiamo sostenendo adesso.
Quei costi vanno bene?
No, perché sembra che ora non siamo in grado di sostenere neanche quelli attuali, quindi come si sostengono quelli più alti?
Come? L’Europa? La stessa Europa che si sta grattando le palle in questo momento?
Ah, e già che ci siamo, quelli arrivati che fine fanno? Vanno rimpatriati immagino.
Un charter costa circa 3.000 euro a passeggero.
Ma tanto possiamo permettercelo in questo caso, giusto?
Ah no?
Quindi?
Quindi quelli devono rimanere qui.
Cosa facciamo?
Non aiutiamoli, come dite voi.
Lasciamoli a marcire da qualche parte.
Però poi bisogna ricordare che la criminalità di un certo tipo nasce spesso dalla disperazione, dalla mancanza di aiuti, dalla disumanizzazione, dal non aver altra scelta, sostanzialmente quel che vorreste succedesse loro.
Per dire.
Di nuovo, quindi ORA che si fa?
Soluzione: uccidiamoli tutti. Oh, alla fine dovevano morire nel loro paese, hanno vissuto un po’ di più, giusto?
Non state dicendo questo?
Eppure direi proprio di sì.
Solo che non state usando queste parole.
Prima gli italiani: alè. Prima gli italiani. Poi, non so, gli inglesi? O i francesi? No, i mangiarane vi stanno sulle palle, quindi no. Per sapere, gli svizzeri a che punto in classifica sono?
E soprattutto: chi ha detto che una cosa esclude l’altra? Chi ha detto che chi soffre non debba essere aiutato? Chi mai l’ha detto?
Ah, voi, giusto.
Perché chi di solito mostra solidarietà non ne fa questione di provenienza o facce.
Lo fa chi non è abituato.
Capita.
E, ma ci sono italiani che dormono in auto: scusate. Io non dico che non ci siano, eh? Immagino che di disperati che dormono in auto ce ne siano e sono convinto che queste persone vadano aiutate. Con cibo, un letto, un lavoro, quel che serve. Ripeto. Devono essere aiutate.
Però posso farvi una domanda? Voi ne conoscete tanti? No, perché a giudicare da certe risposte sembra che ogni parcheggio milanese e italiano sia pieno zeppo di italiani che dormono in auto perché hanno perso tutto.
Pieno zeppo.
Ripeto, solidarietà e rispetto per chi è in effetti in difficoltà, ma ditemi prima quanti ne conoscete. E, soprattutto, visto che “prima gli italiani” ditemi l’ultima volta che avete offerto loro un pasto.
Hanno iniziato a mozzar teste e braccia (giuro, l’ho letta oggi): ora. I due incidenti di cui si parla hanno a che fare con l’emergenza profughi quanto io ho a che fare con la teologia. Zero. Nix. Nisba. La testa mozzata è stata probabilmente una vicenda di droga (ma lasciamo fare a chi indaga, che dite?) e il braccio amputato è derivato dalla presenza di bande organizzate di origine sudamericana molto vicine al concetto della mafia nostrana. Niente a che fare coi profughi. Spiacente. Riprovate.
Ah, questi chiedono cellulari e alberghi con vista sul mare: per favore. Se vi capita di dire cazzate del genere dovreste averle sentite con le vostre orecchie. Dovete essere stati davanti a un profugo che chiedeva un iphone e una stanza in albergo con vista mare. Dovete averlo guardato negli occhi mentre lo diceva. Altrimenti è una cazzata. È una cazzata che vi viene imboccata dalla mano che governa la marionetta. E voi ve la bevete. Ve la bevete da persone che mangiano sul vostro razzismo. E che un giorno, se farà loro comodo, scateneranno la stessa merda contro di voi solo perché, che ne so, vivete nella città sbagliata della Brianza.
Allora prenditeli in casa tua: lo faccio. Questo paese è casa mia. Pago le tasse anche per queste cose. Cazzo, pago le tasse anche perché tu abbia cure sanitarie anche se mi fai pensare che non te le meriteresti. Pago le tasse perché i tuoi figli possano studiare e magari non diventare la bestia ignorante che sei tu. Quindi sì, lo faccio.
E, al riguardo, riporto le parole di Cecilia Strada:
Risposta collettiva per tutti quelli che “perché non ospiti i profughi a casa tua, eh?”.E perché dovrei?Vivo in una società e pago le tasse.Pago le tasse così non devo allestire una sala operatoria in cucina quando mia madre sta male.Pago le tasse e non devo costruire una scuola in ripostiglio per dare un’istruzione ai miei figli.Pago le tasse e non mi compro un’autobotte per spegnere gli incendi.E pago le tasse per aiutare chi ha bisogno.Ospitare un profugo in casa è gentilezza, carità.Creare – con le mie tasse – un sistema di accoglienza dignitoso è giustizia.Mi piace la gentilezza, ma preferisco la giustizia.
E quante ancora ce ne sarebbero.
Un consiglio: provate a non ascoltare Salvini, a non leggere il Giornale a non ascoltare solo quello che vi fa comodo.
Pensate a come vorreste essere trattati se foste nelle stesse condizioni.
Le condizioni, per capirci, che racconta il bravo Marco Rizzo qui:
https://www.facebook.com/123825814301626/photos/a.124228520928022.22063.123825814301626/955305801153619/?type=1&fref=nf
E poi, comunque, chiudete il becco, che di cazzate ne avete già dette troppe.
PS: lo dico direttamente a scanso di equivoci. Chiunque commenti qui o su Facebook per dire “e, però” o cose del genere verrà bloccato e deamicizzato. Perché sì, su certe cose ho smesso di essere tollerante.
Sono passata dalle tue parti per vedere il mio Tecnico e ho girato sia in centrale che in Garibaldi…io tutta questa emergenza non l’ho vissuta ma in compenso quante frasi fatte sui treni, quanti mugugni, quanti ” beataleisignora” che non vive in Italia, una manciatina di ” sepotessi” che ci sta sempre… Devo dirti che ho trovato in generale la gente più pronta al dialogo e gentile di quanto mi ricordassi!! Mìgola
Ma infatti!
Sia per il fatto che molti mugugnano per partito preso sia che, d’altro canto, ci sono persone molto più cordiali 🙂
Bello rileggerti!
….e i marò??
Quelli si usano quando si parla della Cristoforetti. Non sei sul pezzo.
la cristoforetti?? ma non poteva restarsene a casa a fare il bucato??