Tre volte Londra
Tre volte che vado a Londra e ancora, praticamente, non ne ho scritto. Un po' perché a differenza di altri viaggi passati, il mio primo incontro con questa città è stato un conoscerla tramite gli occhi di qualcuno che la amava e la ama e questo, indiscutibilmente, cambia il punto di vista e la confidenza che si possono raggiungere con un nuovo mondo.
Questa volta, però, non posso esimermi dal riportare a parole foto di momenti che mi porterò con me a lungo, in attesa di nuovi viaggi, nuove emozioni, nuove scoperte.
Come l'esperienza di vivere per una settimana in una casa all'estero. Certo, viziati e coccolati dai padroni di casa, ma comunque diversa da un qualunque albergo.
Uscire a fare (la seconda o terza) colazione con loro, cazzeggiare, scherzare, preparare un risotto per cena usando per la prima volta una cucina a induzione, prendere le misure con le similutidini e differenze tra abitudini anglosassoni e nostre, rendendomi conto che poi, alla fine, se si sta bene basta poco per sentirsi a casa.
E rimarrà ben impressa la serata a teatro a vedere Angela Lansbury in una (divertente) commedia. L'emozione palpapile di Miss Sauron e dei nostri amici, fan sfegatati della cara vecchia Signora in Giallo, unita alla mia per il primo spettacolo di prosa in un teatro inglese. Un aperitivo prima. Risate. Cazzeggio. Sentirsi bene. E, come ciliegina sulla torta, sentirsi chiedere da un'inglese “com'è che parli così bene l'inglese” e gongolare cercando di non darlo troppo a vedere.
E ancora il primo the all'inglese, l'ennesima cena libanese, ordinare la pizza per cena, i (tanti) soldi spesi da Forbidden Planet per me o per Miss Sauron, il museo delle Scienze in cui dovremo tornare, il museo di Storia Naturale in cui torniamo sempre, i Mocha, i Mocha Latte, le scale, Primark, Fopp, Covent Garden, il primo Banana Bread dopo più di un anno e una delle migliori Cheesecake degli ultimi cinque, essere al Globe per la celebrazione del compleanno di Shakespeare sentendosi catapultati indietro di centinaia d'anni, con la gioia di sapere che chi mi è accanto sta provando la stessa identica emozione che provo io.
E poi il mercoledì mattina. I nostri amici al lavoro. Miss Sauron al corso. Io con un progetto concluso e zero voglia di cominciare a lavorare su un altro. Decidere di girare per la città. Prima volta in una città straniera da solo. Caffè. Autobus. Passeggiare. Covent Garden deserta. Il Waterloo Bridge. Il panorama sul Tamigi in una giornata di sole. Trafalgar Square. Un falconiere. Due falchi. Forbidden (di nuovo). Il Cinema Store. Il museo dei cartoon. Respirare a pieni polmoni, guardarmi in giro, fotografare. Metropolitana. Casa. Vivo.
Ecco.
Piccole foto, niente di che, ma penso sia impossibile rendere la magia di certi giorni, l'emozione di far propria una città senza idee precise alla partenza.
Impossibile rendere l'idea di quanto si possa tornare arricchiti. Amareggiati dall'incontrare al ritorno i soliti beceri italiani. Desiderosi di ripartire subito. Per Londra. Per New York. Per Boston, Washington, San Francisco. Verso un mondo tanto grande che non si può non andare a gustarlo il prima possibile.
Unica gioia nel rientro, essere di nuovo con quei due danni pelosi che ho in giro per casa. Ma questa, come sempre, è un'altra storia.
Quanto mi piace La Signora in Giallo.
Bel post. 4p
Grazie 😉