Cornflake

Poi ti capita un libro quasi per caso.
Conosci l’autrice da un po’, hai già letto qualcosa di suo, ci parli ogni tanto, è una bella persona.
Un giorno dice che vorrebbe che questa sua favola fosse letta da più persone possibile, che ora si trova poco in giro, che c’è tanto di lei all’interno.
Così cogli l’occasione e la leggi.

E trovi una favola, certo, ma non sei sicuro che sia per bambini.
Eppure non ti sembra neanche che sia per adulti.
La leggi, incuriosito, leggi una voce narrante che tanto richiama volutamente quella di Collodi (e non per niente lo cita a ogni capitolo, non per niente la nostra Cornflake ha più di un punto in comune con Pinocchio), ma che sembra essere ben più che solo una narratrice, leggi di una bambina che bambina non è, di persone che si comportano in modo ben strano anche per una favola.

Combattuto è il termine giusto, mentre la leggi.
Combattuto tra il sentirsi affascinato e il rifiutarla, perché, diciamocelo, quasi tutte le favole, quelle vere, quelle non epurate, in qualche modo scatenano qualche rifiuto.
Ma il rifiuto, lo capisci dopo poco, è semplicemente dovuto al fatto che a volte non ti devi chiedere perché.
A volte non c’è un perché.
A volte le cose succedono e basta e devi accettarlo o goderne o entrambi.
Ecco, una volta che ti ricordi che le cose, anche quelle magiche, succedono e basta allora ti fai coccolare.
E ti chiedi, come fa l’autrice, cosa succederà poi.
Che fine faranno Cornflake, ma anche Dee, Jack, Fox, Pucci. E Lucille.

E’ una favola, l’ho già detto.
Ma è anche il cuore di chi l’ha scritta, che vuole crederci, vuole sognare, vuole goderne.

Fosse anche solo per questo merita di essere letta.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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