Bone
Sono giunto a Bone molto per caso, senza sapere esattamente cosa aspettarmi.
Ne avevo sentito parlare come di un gioiello da leggere assolutamente e quando la Bao ne aveva pubblicato il volume completo mi ero affrettato a comprarlo.
Poi era rimasto lì, in attesa, complici le dimensioni (1300 pagine) non certo esili e la sempre abnorme coda di lettura di libri e fumetti.
In quest’ultimo mese ho recuperato e, alla fine, mi sono maledetto per non averlo fatto prima.
Perché Bone è senza dubbio un fumetto (sì, fumetto, che il termine “graphic novel” ha rotte le palle) che va letto e, soprattutto, va letto con attenzione, altrimenti si rischia di approcciarlo con superficialità e non apprezzarne tutte le caratteristiche.
Si parte con un clima leggero, d’altronde i Bone che danno il nome al volume sono esteticamente buffi, disegnati con leggerezza, ricordano tanto i personaggi di molte strisce, eppure fin da subito si nota che sono meno lievi di quanto sembri: Fone Bone è sicuramente positivo, Smiley Bone un cuor leggero, ma Phoney Bone è avido e con pochi scrupoli e questo cozza col suo aspetto bonaccione.
Eppure all’inizio la storia è leggera, divertente, ha svolte umoristiche perfette.
Poi evolve.
I personaggi umani e non diventano protagonisti tanto quanto i Bone (e il disegno dettagliato con cui vengano rappresentati è un piacere per gli occhi): l’ironia cede il passo all’avventura, a volte alla tensione pura, sempre alla curiosità di dove la trama andrà a parare.
1.300 pagine, dicevo all’inizio, ma posso assicurare che scorrono via che è un piacere e alla fine ci si trova a chiederne ancora, a vivere nuove avventure coi Bone, Thorn, il Drago Rosso e Nonna Ben.
Unico rimpianto: un paio di anni fa vidi un panel a Lucca in cui partecipò anche Jeff Smith, autore di Bone; ecco, se ai tempi avessi già letto la sua opera avrei potuto chiedergli un autografo, mannaggia a me.