Nevica

E quindi nevica.

Sai che novità, dicono alcuni, è inverno, quindi nevica.

Ora, a parte il fatto che non è mica scontato che nevichi in inverno, uno sarà pure libero di constatare la cosa e magari godersela un po’, vero?

Quindi nevica.

Ho un rapporto conflittuale con la neve: mi piace vederla, mi dà pace e serenità, ma è anche vero che quando devo stare in giro per lavoro tende a irritarmi, forse perché rallenta tutto ma sospetto che il vero motivo sia che non posso godermela come vorrei.

Ma oggi è Sant’Ambrogio, a Milano è festa e il problema non si pone.

Ha iniziato a nevicare quando siamo usciti per fare qualche giro e ce la siamo goduta appieno.

E nevica.

Nevicava circa quattro anni fa, quando spostavano mio padre da un ospedale all’altro e io guidavo mentre scendeva cercando di arrivare prima di lui per poterlo accogliere. Ricordo quando arrivò in barella. Ricordo i fiocchi di neve sulla coperta. Ricordo la sua fronte bagnata. Ricordo il suo “come hai fatto a trovarmi”.

E nevica.

Nevicava l’anno dopo, mentre giravamo Parigi e la gamba appena guarita faceva fatica. Nevicava pochi giorni dopo e, a causa sua, caddi e ricominciai tutto da capo. Nevicava fuori mentre in ospedale attendevo che mi operassero.

E nevica.

Nevicava lo scorso gennaio, quando per paura di cadere ancora restai in casa per due o tre giorni. Prudenza e frustrazione. Paura e rabbia.

E nevica.

E siamo usciti.

Con prudenza, con attenzione, ma senza paura.

E ce la siamo goduta, con Sweetie che guardava rapita i fiocchi mentre guidavo, con un cioccolatino della nostra amica Vittoria ad addolcirci la bocca, con qualche compera in giro come nel più natalizio dei film.

E nevica ora, fuori.

E io, alla finestra con Sweetie accanto e Stitch in braccio, la guardo scendere.

A luci spente.

A cuore caldo.

Godendone ogni fiocco.