Aspettando Godot

A volte decido di colmare qualche lacuna nelle mie letture o visioni, cercando di recuperare qualcosa che chi mi è vicino per affetto, gusti o stima ritiene imprescindibile.
Ovviamente, poi, il compito di recensire diventa ben più gravoso, anche solo perché mi sembra di essere l’ultimo arrivato in una stanza gremita che cerca di raccontare qualcosa che gli altri hanno già visto, ma pazienza, ci provo lo stesso.

Questa  volta, causa gentili esortazioni di Sweetie, è il caso di “Aspettando Godot”, commedia teatrale di Samuel Beckett.

Io amo il teatro, penso di averlo già scritto. Amo non solo andarci il più possibile, ma anche leggerlo, gustandomi nella mente i dialoghi e lasciando che le descrizioni delle scene prendano vita propria (ed evito di raccontare quanto ami recitare ad alta voce il monologo di Marco Antonio nel Giulio Cesare o i vari monologhi del mio adorato Cyrano… Ecco, sto divagando, scusate).

Dicevo che amo leggere teatro, ma è la prima volta che mi capita di leggere teatro dell’assurdo.

Inizialmente mi è sembrato ostico, non lo nego: i quattro personaggi mi sembravano agire in modo irragionevole e cercavo di capire dove la storia andasse a parare.
Errore mio, ovviamente, ma per fortuna l’ho capito per tempo.
La chiave, banalmente, sta in quella che sembra essere la parola d’ordine di questi miei nuovi giorni: far fluire.
Far fluire le parole, le immagini, le scene, senza chiedere, ma sentendo quel che avviene: non con la testa, ma con anima e istinto.
Quindi non serve chiedersi chi siano Didi e Gogo o perché aspettino in eterno Godot, né domandarsi se Godot sia, come dice la quarta di copertina, la morte o la felicità o, aggiungo io, il destino.

Didi e Gogo sono, in qualche istante, noi, i nostri cari, un estraneo, un nessuno: sono voce di attesa e confusione, di smarrimento e dolcezza, sono quella parte di noi che vorrebbe essere salvata da un deus ex machina e finisce per legarsi a chi, nel suo piccolo, c’è sempre.
È una commedia, certo, ma il ridicolo di molte scene è sempre cosparso di amarezza: ridiamo di Didi, Gogo, Lucky e Pozzo perché la risata è il mezzo più potente per esorcizzare le ombre, siano esse in noi o al di fuori.
E proprio la natura astratta dei personaggi, il loro essere tutti e nessuno, rende certi dialoghi delle piccole perle da citare e far proprie, senza il pericolo di decontestualizzarle: se non c’è contesto la citazione vive della sua forza.

Ne segnalo qualcuna rimastami impressa: non dubito che ognuno potrebbe trascriverne decine d’altre: a voi scoprire le vostre.

“Nasciamo tutti matti, qualcuno lo rimane” (questa accoglie da una lavagnetta chi entra in casa nostra ed era il motto del blog di Sweetie fino a poco tempo fa, non poteva mancare)

“Io sono così. Dimentico subito o non dimentico mai”

“Non dirmi niente! Resta con me!” “Forse che ti ho mai lasciato?” “Mi hai lasciato andar via”

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

6 risposte

  1. è una bellissima recensione. ^^
    Concordo con te su tutto, ma soprattutto sulla “risata amara”. In effetti tendo a rileggere qualche brano di questa commedia solo quando sono particolarmente di buono umore, perchè altrimenti quando metto giù il libro mi rimane un po’, appunto, l’amaro in bocca. XD

    …Che, tu reciti i monologhi ad alta voce?? Mica lo sapevo.
    Sfortunatamente tendo a farlo anche io. Ma questo è meglio non dirlo a nessuno 😛

  2. 4p ha detto:

    Il tuo “lasciar fluire” è semplicemente e meravigliosamente saggio.
    Dettato da una consapevolezza e di quel sano altruismo che niente toglie alla grande stima che devi avere di te stesso.
    Una recensione da leggere e rileggere per cogliere le più minime sfumature, grande Aries.
    “Io sono così. Dimentico subito o non dimentico mai”.
    Ecco questa mi calza a pennello.
    Il mio approccio alla delusione, o meglio verso coloro che mi portano a vivere questo tipo di sentimento, si identifica tantissimo in questa frase.
    Nasciamo tutti pazzi e qualcuno lo rimane è una perla di verità.
    Non saprei ancora oggi dove collocarmi. Ahahah!!!! Ma mica tanto.
    Bacioabbraccio
    4p

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