Fai bei sogni
Mi avevano avvertito, inutile negarlo.
Mi avevano detto che avrei affrontato un libro bello ma emotivamente difficile.
Lo sapevo.
Eppure, come tante volte accade, sapere e sentire sono cose ben diverse.
L’ho letto con curiosità.
Ho perso a mia madre a 22 anni (e non a 9, come l’autore) per cui conosco bene il dolore di cui parla, so cosa vuol dire affrontare la mancanza, la delusione, il senso di colpa, il senso dell’ingiustizia.
Lo so bene.
Eppure all’inizio è andata “bene”: simpatizzavo, capivo, sentivo, ma riuscivo a mantenere un sano distacco.
Poi, alla fine, il tutto è esploso. Il magone, le lacrime agli occhi, il dolore che mai scompare, al limite ci si convive.
Non ci è voluto molto a capire il motivo: la parte iniziale del libro narra del primo dolore, di quello lancinante, che ovatta i sensi, che abbatte e sostiene; ricordo bene quel dolore, ma è nel mio passato, remoto per quanto riguarda mia madre, recente per quanto riguarda mio padre.
E’ la seconda parte che mi ha steso.
Un uomo ormai adulto che scopre che parte del suo passato è ben diverso da quel che credeva.
Un uomo che scopre di essere diventato ciò che è anche per merito di ciò che gli è mancato, che si rende conto che se avesse avuto ciò che ha perso probabilmente non si sarebbe piaciuto tanto.
Un uomo il cui padre l’ha amato “nonostante” quel che era e non “per” quel che era.
Un uomo che avrei potuto benissimo essere io.
Parole che avrebbero potuto essere mie.
Lacrime che erano mie.
E’ un libro da leggere con consapevolezza, con empatia, con il rispetto per un uomo che ha voluto scrivere non (o non solo) per essere letto, bensì per chiudere un percorso di vita e iniziarne un altro.
Riporto due frasi che mi hanno segnato. Una avrei potuto dirla io, l’altra (in modo lievemente diverso) mi fu detta da mio padre pochi giorni prima di morire.
“Sarebbe stato troppo facile, però. E una vita così non mi sarebbe servita a niente. Tutto sommato mi preferivo con una scheggia piantata nel cuore. Avevo passato la prima parte della mia esistenza a rimpiangerne un’altra che non avrei desiderato vivere”
“Non ho capito mai niente di te. Però sì, ti ho voluto bene. Sulla fiducia”
Ne ho sentito parlare e penso proprio di comprarlo.
Un abbraccio
4p
Mi saprai dire, allora 🙂