E ora?
"E ora?"
E’ strano pensare che queste due paroline siano ricorse e ricorrano tanto spesso nella mia vita.
"E ora?"
Magari dette con intonazioni e significati differenti a seconda dei momenti, penso siano davvero tra le parole che ho ripetuto più volte.
"E ora?", con nervosismo e speranza, mi chiesi quando uscii la prima volta con quella che divenne poi la mia prima ragazza.
"E ora?", confuso e spaventato, quando dovetti lottare per riavere i miei ricordi.
"E ora?", con paura ed ambizione, quando mi diplomai e mi iscrissi all’università.
"E ora?", con disperazione, quel maledetto giorno di dodici anni fa.
"E ora?", quasi intimidito, ad un minuto dall’inizio della mia prima lezione da docente.
"E ora?", incosciente, quando decisi di sposarmi.
"E ora?", entusiasta, quando aprii la mia ditta.
"E ora?", emozionato, quando entrai la prima volta in aula come professore.
"E ora?", sconvolto, quando un "ti amo" uscì dal cuore senza passare per il cervello, nel momento che doveva essere il peggiore e, proprio per questo, fu forse il migliore.
"E ora?", frastornato, quando un bacio tanto sognato divenne realtà aprendo un mondo.
"E ora?", deciso, quando scoprii le menzogne che mi ero raccontato e scelsi la verità che stavo scoprendo.
"E ora?", amareggiato, quando chi doveva essere amico sparì perché non ero più degno di essere tale.
"E ora?", deluso e ferito, quando il futuro si nascose dietro il passato.
"E ora?", sconvolto, quando fui buttato a terra e dovetti lottare con forze che non sapevo di avere per proseguire.
"E ora?", stupito, quando si socchiuse una porta mentre se ne chiudeva un’altra
"E ora?", pieno di speranza, quando un centimetro dopo l’altro quella porta si apriva.
"E ora?", stanco, ogni volta che finisco un grosso lavoro e la mente deve svuotarsi.
"E ora?", affamato di obiettivi, quando raggiungo un traguardo e voglio andare avanti.
"E ora?", con nostalgia, quando qualcosa che tanto attendevo arriva e passa, trasformando le aspettative in ricordi, in attesa di nuovi momenti.
"E ora?", amareggiato, ogni volta che vedo mio padre e mi chiedo cosa rimanga tra noi.
"E ora?", intenerito, quando vedo Lucky e mi chiedo se lo vedrò ancora.
"E ora?", curioso ed impaziente, quando sento che le cose in me ed attorno a me stanno cambiando
"E ora?", curioso, impaurito, speranzoso, affamato, ogni volta che finisce un’estate portandosi via un anno e si avvicina l’autunno con l’alba di uno nuovo.
4 settembre 2008.
A Samain, capodanno celtico, mancano meno di due mesi.
E ora?
“E ora?” mi domando io, che sto per andarmente dall’Irlanda e mi si para davanti un altro futuro incerto fatto sicuramente di amarezza.
“E ora?” mi domando, pensando se ho fatto la scelta giusta oppure no.
“E ora?” mi domando ancora, pensando al mio futuro e a come si evolveranno le cose.
“E ora?” mentre sono al lavoro, aspettando la chiamata del prossimo cliente rompipalle.
Si, e’ una frase che ricorre troppo spesso. E che smetteremo di pronunciare poco prima di esalare l’ultimo respiro, mentre ci chiederemo che cosa ci aspetta dopo la morte…
Inis
Non so se mi piaccia pensare che avvenga “troppo spesso”.
A me, in fondo, quell'”E ora” piace parecchio: mi sa di continua ricerca, di futuro in divenire, di nulla di prestabilito.
Sì, personalmente non mi spiace affatto…
Commento solo ora, anche se avevo già letto delle tue vacanze e del rientro, per dirti che questo post mi ha colpito tantissimo.
Ben tornato 🙂
E’ ORA.
Mettici l’accento. 😉
Un abbraccio un po’ malinconico in attesa di un autunno non gradito.
@Pollon: grazie davvero! 🙂
@Laretta: in effetti è un’ottima risposta 🙂 un abbraccio!
E ora ?
E ora…che tutto si compia !
Tutto? Non è mai tutto, c’è sempre qualcosa di nuovo 🙂