Ritorno dalla fiaba
Se qualcuno di voi pensava che avessi interrotto le letture estive, beh, si sbagliava di grosso.
In realtà in quest’ultima settimana ho deciso di dedicarmi al volume completo delle Cronache di Narnia di C. S. Lewis.
Anzitutto chiariamo subito una cosa: chiunque paragoni Le Cronache di Narnia al Signore degli Anelli (com’è stato fatto anche in occasione dell’uscita del film "Il Leone, La Strega e L’Armadio) probabilmente non ha letto almeno uno dei due, perché si tratta di due testi assolutamente inconfrontabili; dove Tolkien ha cercato di creare una propria mitologia (costituita non solo dal "Signore degli Anelli", ma anche dai vari libri che lo precedono, come il "Silmarillion" e lo "Hobbit"), Lewis ha puntato a creare una saga di favole per bambini assolutamente sognanti: dove Tolkien cerca di rendere ogni aspetto delle proprie vicende realistico e coerente, Lewis punta più all’effetto "magico" della propria creazione.
Se proprio vogliamo confrontare Narnia con qualcosa sarebbe forse più corretto paragonarlo alla Storia Infiinita di Michael Ende.
Detto questo, però, cosa dire del libro (o meglio, dei libri) in sè? (Avviso: potrebbero esserci anticipazioni per chi non l’ha letto, procedete a vostro rischio e pericolo)
Non posso dire che mi siano dispiaciuti: l’aria di magia fiabesca si respira piacevolmente in quasi tutti e sette i romanzi, anche se per chi è abituato da tempo a leggere testi ben più "oscuri" non è sempre facile abituarsi ad una visione più solare ed ingenua del racconto; le fiabe nascono per i bambini e si sente, ma sono assolutamente leggibili anche dagli adulti: paradossalmente mi risultò più noiosa la lettura dell’"Hobbit" di Tolkien, anch’esso nato più come favola… probabilmente ad ognuno va dato il suo
Quella che ho trovato piuttosto fastidiosa, almeno per me, è la crescente simbologia religiosa presente prima in modo discreto e poi sempre più evidente nei singoli testi, con l’apice che si raggiunge nell’ultimo (cronologicamente parlando, ovvero "L’ultima battaglia") e nell’ultimo scritto (ma primo in ordine cronologico, "Il nipote del mago"): sembra quasi (e non lo escludo del tutto) che Lewis avesse deciso di "preparare" i ragazzi suoi lettori ad una futura catechizzazione più canonica, cosa che personalmente non gradisco e che mi ha reso un po’ amara la lettura soprattutto dell’"Ultima Battaglia", in particolare vista la morte nel mondo reale dei protagonisti e la loro "rinascita" in quello che è alla fin fine il paradiso descritto da Lewis (e che non è Narnia, bensì la terra del Leone Aslan, rappresentazione sempre più evidente di una figura messiatica per fanciulli).
Detto questo devo dire che è piacevole leggere una volta tanto vicende in cui la risoluzione dei vari "ostacoli" si risolve sempre in 20/30 pagine e non in 200/300
non ho letto il libro e quindi non posso dare giudizi, ma il film che hanno tratto non mi è piaciuto un granchè…
(a proposito, se in queste sere non hai da fare ti conisglio di noleggiare il DVD di un film thriller francese…)
😀
Malefico 🙂
PS: a me il film non dispiacque (e considera che è tratto da uno solo dei 7 libri) ed i libri stessi non sono male, fatto salvo quanto detto
😀
addirittura malefico! 🙂