Amicizie…
Ho sempre creduto nell’amicizia.
Sempre.
Il che può anche essere strano, se contiamo che durante la mia infanzia e, peggio, durante l’adolescenza i miei rapporti coi coetanei sono sempre stati un po’, come dire, tesi: io ero il "secchione", ero quello da sfottere perché timido e sovrappeso, ma non ero sicuramente il compagno di "avventure" per i ragazzi od il ragazzo da guardare e puntare per le ragazze.
Eppure all’amicizia ho sempre creduto.
Forse, anzi probabilmente, sono stato influenzato anche dai tanti fumetti, cartoni e telefilm in cui mi rifugiavo nei miei non rari momenti di solitudine: in quelle storie, forse ingenue, forse banali, poco importa, si raccontava di quanto fosse più facile andare avanti quando si era uniti, quando si avevano amici su cui contare, quando i tuoi amici potevano contare su di te; si raccontava di quanto la lealtà fosse fondamentale e di come ci si sentisse bene a far parte di un gruppo in cui si teneva l’uno all’altro.
Ed è quello il concetto di amicizia che ho sempre considerato mio.
Ho sempre pensato di dover fare tutto il possibile per le persone a me care, non solo per i parenti o per la mia compagna, ma per tutti coloro che rientrano nella mia sfera di affetti: non importa quanto lontani essi siano o quante frequentemente ci si veda… il mio amico forse più caro vive a Roma e lo vedo forse due volte l’anno, eppure lui sa bene quant’è importante per me e quanto sarei pronto a tutto se dovesse aver bisogno.
Così come io lo so di lui.
Già, perché è questa l’amicizia in cui credo:
quella in cui le cose si sanno, non necessariamente vanno dette…
…quella in cui un "vai a cagare" spesso significa più di un "ti voglio bene" perché entrambi sappiamo che è così…
…quella in cui non importa che ci si senta tutti i giorni, perché quando vorrai parlarmi io sarò sicuramente qui…
…quella in cui non c’è bisogno di dire molto, basta un "aiutami" perché si sia pronti a tutto…
…quella in cui a volte le battute rimangono non dette, perché da uno sguardo ci si è già capiti e si scoppia a ridere come degli idioti…
…quella in cui magari farò qualcosa per te senza dirtelo e senza che tu lo venga a sapere, ma sarò felice di averlo fatto se è per farti star bene…
…quella in cui "io ci sono" sono più di tre parole messe in fila…
…quella in cui uno dei due farà una cazzata colossale e l’altro glielo dirà senza cercare di giustificarlo…
…quella in cui l’inizio di una storia arricchisce anche l’amicizia invece di farla morire e gli amici diventano 3 o 4 invece di sparire…
…quella in cui si sa scegliere quando dire la verità o stare zitti, pur sapendo di poter ferire in entrambi i casi…
Questa è l’amicizia in cui ho sempre creduto e crederò sempre: certo, ci sono state tante delusioni anche recenti e molte ne verranno ancora, ma basta una conferma per cancellarle una per una.
Illuso?
Sognatore?
Forse.
Ma è così che voglio vivere.
E tanto basta.
Chi ha orecchie per intendere, intenda…sempre che abbia anche voglia e tempo di leggere.
Nahhhhhhhhhhh…
Sei veramente così nella realtà ? Oppure fai vivere tu di illusioni noi “poveri” lettori? …Sai molto spesso mi sono trovata a fare i conti con amiche che non esprimevano un parere o davano un consiglio..dettavano legge e, non avendole ascoltate, le ho perse…per te è normale? Siamo tutti dotati di una testa e un cervello, che per quanto possa funzionare male, c’è, lì da qualche parte…L’ultima decisione non dovrebbe essere mia??? (scusa il lungo commento).
E.
Spesso il confine tra consigli e dictat è molto flebile: anch’io ho perso quello che una volta ritenevo il mio migliore amico perché feci una scelta che andava contro ciò in cui LUI credeva. Amen, si vede che alla fine era quella l’amiciza in cui credeva.
onorata di conoscerti!
comunque lo sai che in questo siamo molto simili
sage